È una questione, prima di tutto, di rispetto. Per i propri cari, per i cittadini e anche per i turisti. I Paesi chiusi, le misure restrittive, tutto quello che i governi del mondo stanno mettendo in campo per limitare la diffusione del virus è, di fatto, una questione di rispetto, che mette in gioco il senso di responsabilità dei singoli.
Stiamo fermi, per un poco.
Siamo rispettosi nei confronti di chi sta combattendo contro la malattia, che siano i pazienti degli ospedali, i medici, gli Stati.
Il lusso responsabile, il lusso ‘consciousness’ che è il trend emerso quest’anno, ha nell’emergenza coronavirus il suo banco di prova. Può dimostrare, nei fatti, il senso di responsabilità, che si estende dai comportamenti dei singoli cittadini a quelli delle aziende.
Viene chiesto molto. Ora in Italia, dove a tutti è stato richiesto di limitare gli spostamenti, di fermarsi, di rinunciare a scoprire cosa di nuovo e di bello ha da offrire la Penisola e il mondo. Ma le previsioni non lasciano molto spazio alle illusioni: presto o tardi anche gli altri Paesi dovranno prendere decisioni difficili.
Allora è tempo di fermarsi, di smetterla di pensare che quello che vale per i molti non valga anche per i pochi, per chi è abituato a potersi permettere tanto, tutto.
È il momento del rispetto, e il mondo dei viaggi di lusso deve essere il primo a dare l’esempio.
Consapevoli, tutti, turisti e aziende, che la ripartenza ci sarà, che la nuova libertà di muoversi, di viaggiare, di conoscere renderà ogni offerta, ogni prodotto, più interessante, più stimolante, più bello.