L’epidemia Covid-19 ha stravolto un settore che negli ultimi 5 anni ha conosciuto un positivo e costante percorso di crescita, con un tasso di incremento medio del numero di eventi del 4,1% annuo. È uno dei punti cruciali evidenziati da Federcongressi&eventi, che ha presentato la sesta edizione dell’Osservatorio italiano dei congressi e degli eventi, contenente i dati relativi al 2019 della ricerca realizzata dall’Alta scuola di economia e relazioni internazionali dell’Università Cattolica – Aseri, nell’ambito di un dibattito durante il quale gli stakeholder del settore si sono confrontati sui prossimi scenari che vedranno la meeting industry affrontare cambiamenti radicali a livello globale, imponendo nuove modalità di organizzazione e gestione di eventi e congressi.
Il 2019, si legge su Hotelmag, aveva rispettato il trend positivo. L’Oice, infatti, mostra con segno più i principali indicatori: lo scorso anno, in Italia, sono stati realizzati 431.127 eventi (+2,3% rispetto al 2018), per un totale di 29 milioni 101.815 partecipanti (+2,5%), 43 milioni 398.947 presenze (+2,6%) e 613.842 giornate (+2,8%). Gli eventi della durata superiore a un giorno hanno rappresentato il 28,7% del totale e hanno totalizzato 11 milioni 994mila partecipanti (+2,9% rispetto al 2018) e circa 29 milioni presenze (+1,3% rispetto al 2018).
Per quanto riguarda le location, sono stati gli alberghi le più utilizzate aggiudicandosi la maggioranza degli eventi (l’80,9%), con una netta prevalenza di eventi aziendali e il 58,6% delle presenze.
Aziende, associazioni e istituzioni sono i principali promotori di eventi: insieme raggiungono il 94,6% del totale. Per quanto riguarda la provenienza geografica dei partecipanti, la maggioranza degli eventi (57,9%) si è svolta in ambito locale. Dei 431.127 eventi rilevati in Italia il 57,6% si è svolto al Nord, il 24,9% al Centro e il 17,5% nel Sud e nelle Isole.
Se prima dell’emergenza Covid19 oltre la metà delle sedi per eventi (55,7%) aveva previsto di effettuare nel 2020 almeno un investimento, la cancellazione della maggior parte degli eventi previsti in molti casi le ha obbligate a rinunciare agli investimenti in programma. Gli investimenti che hanno subito la maggiore quota di cancellazioni (il 66,6% delle sedi che li avevano programmati) sono stati quelli in risorse umane. Sono stati però mantenuti gli investimenti considerati maggiormente strategici, e cioè quelli in tecnologie (confermati interamente o parzialmente dal 70,4% delle sedi) e in infrastrutture/servizi (69,2%).
“Non c’è settore che non sia chiamato oggi a individuare nuove soluzioni e nuovi paradigmi per affrontare una crisi senza precedenti – commenta la presidente di Federcongressi&eventi, Alessandra Albarelli -. La meeting industry si è però subito attivata per dotarsi di regole e strumenti con i quali garantire la sicurezza biologica di eventi e congressi. Abbiamo messo in campo competenze, professionalità ed energie, ma è necessario che le istituzioni adottino misure straordinarie per sostenere le aziende di quello che è uno dei settori più colpiti dall’emergenza Covid-19”.