Davanti a un bivio e restii a fare una scelta. Gli italiani, in questo mese di maggio che avrebbe dovuto segnare la ripartenza delle prenotazioni di viaggio, sono invece ancora bloccati dall’impossibilità di sapere quando toccherà loro la seconda dose di vaccino anti Covid.
Con il procedere della campagna vaccinale, infatti, è arrivato il turno delle persone in età lavorativa, un segmento di popolazione che in buona parte già nel mese di marzo ha definito il periodo di ferie prescelto e che vorrebbe, oggi, poter prenotare un viaggio o una vacanza, anche all’interno dei confini nazionali, senza correre il rischio di dover annullare tutto, o di dover tornare a metà del periodo di soggiorno per poter effettuare la seconda dose di vaccino.
Il tema non è trascurabile, visto che sta condizionando non poco le scelte degli italiani e sta vistosamente rallentando l’impulso alla prenotazione, rischiando di vanificare gli sforzi messi in campo da aziende e istituzioni per poter far ripartire la macchina del turismo.
Ma non è trascurabile anche dal punto di vista della campagna vaccinale: molti non stanno prenotando l’appuntamento per la somministrazione del siero perché non sapendo la data della seconda dose non vogliono prendere un impegno che poi condizionerà l’estate.
Il pensiero del commissario
Per poter stimolare le prenotazioni, già qualche settimana fa era emersa l’idea di permettere agli italiani di effettuare la seconda dose di vaccino nelle località di vacanza all’interno dei confini nazionali. Un’idea che era stata accantonata dal commissario all’emergenza Covid, il generale Figliuolo, che ha invece sostenuto sia necessario programmare le vacanze sulla base dell’appuntamento vaccinale, per poter continuare una gestione ordinata del programma vaccini.
Un pensiero più che giusto, non fosse che calcolare la data del richiamo del vaccino da un paio di settimane è diventato assai complicato. Se, infatti, sia Pfitzer che Moderna fino all’inizio di questo mese avevano definito la necessità di un richiamo dopo tre settimane, ora i tempi si sono improvvisamente allungati, arrivando a prevedere la seconda dose dopo 42 giorni, ossia sei settimane dopo la prima.
Ancora diverso il caso per il vaccinati AstraZeneca, che già avevano una seconda dose molto posticipata, fra 10 e 12 settimane dalla prima.
Le posizioni delle Regioni
Ogni Regione, anche in questo caso, cerca di muoversi in autonomia: è di pochi giorni fa l’accordo fra Piemonte e Liguria che prevede che i vacanzieri piemontesi sulle spiagge liguri possano essere vaccinati in loco, e viceversa. Un accordo bilaterale che ancora deve avere il placet di Roma, ma che apre la strada a un sistema elastico, che potrebbe convincere molti piemontesi a prenotare sui lidi vicini.
Opposta è invece la posizione della Lombardia, in cui il presidente Fontana ha invitato gli abitanti a tornare a casa per ricevere la seconda dose di vaccino. Per facilitare, però, le prenotazioni delle vacanze e spingere anche sulla campagna vaccinale, il sito della Lombardia da qualche giorno permette di avere un’idea sul periodo in cui ricadrà la somministrazione delle seconda dose.
Dal Veneto, infine, il presidente Zaia chiede che venga presa una decisione a livello nazionale sulla somministrazione della seconda dose nei luoghi di vacanza, mentre emerge anche la possibilità di richiedere una residenza temporanea della durata di 3 settimane nel luogo di vacanza per poter effettuare il richiamo del vaccino dove si stanno trascorrendo le ferie.
Insomma, una tempesta perfetta che rischia di funestare l’estate del turismo e di danneggiare l’esito e la velocità della campagna vaccinale.