Nel mondo delle low cost non è paragonabile a nessuno dei suoi ‘colleghi’, Niente a che vedere con Michael O’Leary di Ryanair, istrione di natura, o con Jozsef Varadi di Wizz Air, diretto e controcorrente nelle sue uscite. E neanche con una vecchia volpe del trasporto aereo come Carlos Munoz di Volotea.
Johan Lundgren ha assunto la carica di ceo di easyJet in punta di piedi, con un fardello come quello dell’eredità di Carolyn McCall, che aveva lasciato un segno profondo nel destino della compagnia. Sette anni durante i quali non si registrano mai uscite fuori dalle righe, quelle che in gioventù aveva imparato a rispettare studiando musica fino alla soglia del Conservatorio.
Poi nel suo destino è arrivato il turismo, guida, agente di viaggi, l’ingresso in Tui, i primi incarichi di responsabilità e l’ascesa fino al trono di easyJet. Trono sul quale ha dovuto dirigere la barca in mezzo alla tempesta del Covid insieme alle turbolenze degli azionisti (Stelios in testa). Ha seguito la sua linea e ha consegnato la nave (mi si consenta) intatta, e a lucido. Al suo successore passeranno 610 milioni di euro di utile ante imposte. A lui il meritato riposo.