Il Disegno di Legge di Bilancio dello Stato per l’anno 2025 prevede lo stanziamento di 110 milioni di euro da destinare allo sviluppo del settore turistico...
Il Concordato Preventivo Biennale si sta rivelando un flop (meno del 12% della platea ha aderito: gli ultimi dati evidenziano che su 4.408.346 contribuenti, il totale di adesioni al concordato preventivo biennale è stato soltanto di di 522.195) e l’amministrazione finanziaria tenta gli ultimi colpi di coda prima della scadenza (prorogata al 12 dicembre) : molti di voi avranno ricevuto nella notte tra il 3 e 4 dicembre una Pec che evidenziava (presunte) incongruenze nei dati dichiarati proponendo di aderire al concordato come soluzione per sanarle, mentre altri avranno avuto modo di ‘apprezzare’ uno spot pubblicitario del Ministero (“l’evasione si paga”).
Insomma, il messaggio è più o meno sempre lo stesso: secondo il fisco siamo tutti (chi meno, chi molto di più) evasori salvo prova contraria (a nostro carico).
Ovviamente dallo spot pubblicitario e dalle Pec dell’Agenzia delle Entrate non traspare il concetto che chi non aderisce al concordato magari lo fa perchè ritiene che non sia conveniente pagare imposte non dovute in base alla propria capacità contributiva (diritto statuito dalla Costituzione stessa).
Siamo sicuri che il nostro Paese abbia davvero bisogno di un fisco così aggressivo?
Concentriamoci sul nostro settore: agenti di viaggi e tour operator, operatori del settore sia organizzatori che intermediari.
Può il nostro settore, da sempre estremamente legato ad una molteplicità di fattori esogeni internazionali, avere una qualche possibilità di sapere con certezza quale potrà essere il proprio reddito per il 2025, così come ci “impone” il fisco con l’adesione al concordato?
Sappiamo che è sufficiente una crisi internazionale (dal Mar Rosso al Libano, dal Sud-Est asiatico alla Russia) o un evento naturale (terremoti o vulcani) a stravolgere le stagioni turistiche e a cancellare diverse mete, sulle quali magari molti tour operator ed i loro intermediari basano buona parte del loro fatturato e quindi del loro reddito.
L’Agenzia delle Entrate basa le proposte di reddito per gli anni 2024 e 2025 (da accettare per forza insieme!) sui dati del 2023 e solo in parte sulla storicità degli anni precedenti.
Ma ben sappiamo come il nostro settore abbia ripreso a marciare a pieno regime solo dal 2023 mentre il 2021 e 2022 per molti sono stati anni di lenta ripresa.
Ebbene: molte proposte di reddito per il concordato preventivo biennale risultano “falsate” proprio da questa realtà: i parametri di calcolo del fisco leggono questa “crescita” dal 2021 al 2023 come una crescita che deve manifestarsi a regime anche per il 2024 e 2025 proponendo spesso e volentieri redditi raddoppiati da un anno con l’altro.
Come può essere credibile un metodo tanto standardizzato e che non accetta alcun contradditorio?
Il nostro Paese ma ancor di più il nostro settore non può permettersi di accettare supinamente una proposta di reddito unilaterale e priva di credibilità.
Sarebbe sicuramente più utile a tutti un fisco non più nemico minaccioso, ma attento alle esigenze e alle caratteristiche degli imprenditori.