Il commento del direttore
Remo Vangelista
Il comparto fieristico attiva direttamente un valore della produzione pari a 8,9 miliardi di euro l’anno che salgono a 22,5 miliardi se si considerano anche gli impatti indiretti e indotti. A dare la dimensione dell’impatto di questa industry sull’economia italiana, uno studio presentato oggi a Roma da Aefi e Prometeia in occasione della 7^ Giornata mondiale delle fiere.
Il comparto, che attiva lo 0,7% del Pil, occupa 3.700 addetti diretti e 203 mila considerando anche l’indotto. Sono 200 le manifestazioni internazionali organizzate ogni anno e oltre 220 quelle nazionali, per un totale di 12,6 milioni di visitatori. Per la prima volta, l’indagine ha anche stimato il vantaggio ottenuto dalle aziende che, fra il 2012 e il 2019, hanno creduto nelle fiere: 12,6 punti di crescita cumulata in più delle vendite e 0,7 punti di marginalità lorda (Ebitda) in più, rispetto a chi non ha partecipato.
Incubatori di business
“Lo studio - ha commentato il presidente di Aefi Maurizio Danese - evidenzia che le imprese che partecipano ad appuntamenti fieristici crescono del 13% in più rispetto a quelle che non lo fanno. Un risultato che ci porta ad affermare che oggi più che mai le fiere sono un incubatore naturale del business e che la dimensione fisica non è stata superata dal modello digitale sperimentato durante i lunghissimi mesi di pandemia”. A.D.A.