L’idea che, nel mondo dell’ecommerce turistico, tutto stesse per prendere una piega diversa dal passato era già nell’aria da qualche tempo. Ma due notizie arrivate nelle ultime settimane stanno dimostrando che la rivoluzione del potrebbe essere più vicina di quanto non si immagini. E, soprattutto, che le nuove tecnologie non sono immuni dalle ‘tempeste’ dell’innovazione.
I legami tra fornitori, agenzie di viaggi online e metamotori stanno cambiando; e neanche troppo lentamente. Gli equilibri si stanno modificando e le bilance ora pendono in modo diverso. Ad esempio, ora Trivago guarda direttamente agli hotel, scavalcando di fatto le Ota e tagliando un passaggio della catena dell’intermediazione. Del resto, i comparatori di prezzi avevano inserito un anello in più nella filiera e l’ecommerce, nato all’insegna della vendita diretta, era diventato il canale più intermediato di tutti.
È del mese scorso, invece, l’accordo di Expedia con Thomas Cook per la fornitura di camere alberghiere; un patto che aveva aperto alla possibilità di una vera e propria era per le Ota. Le agenzie di viaggi online diventeranno delle banche letti? Troppo presto per dirlo, ma non è assolutamente da escludere.
Il ruolo di Google
Anche perché, dietro tutto questo, è probabile che siano le mosse di una delle più grandi potenze del web: quel Google in grado di sancire il successo o il fallimento di una iniziativa solo con il posizionamento nella pagina dei risultati.
Big G è interessato al mondo del turismo, questo è già chiaro da tempo. E le sue operazioni in questo settore rispettano la sua vocazione, quella del motore di ricerca. Di fatto, Google offre un servizio di comparazione prezzi delle camere alberghiere: passaggio che si può sovrapporre sia all’attività dei metamotori, sia a quella delle Ota.
A entrambi i soggetti non resta che cercare nuove strade, facendo leva sull’unica cosa che Google non ha: il prodotto.