Una situazione sempre più vicina a un déjà vu, seppure con regole e dinamiche nuove. La fine d’anno ormai alle porte rischia di tramutarsi in un duro colpo per chi, nel comparto turistico e non solo, sperava nel recupero verso una ‘nuova normalità’.
Per questo le associazioni di categoria si appellano al premier Draghi, rinnovando le richieste di provvedimenti urgentissimi, a cominciare dal proseguimento della cassa integrazione straordinaria e da una nuova tranche di aiuti alle imprese.
I dati
Secondo l’analisi realizzata da Confcommercio in collaborazione con Swg su dati Istat e Bankitalia, l’anno in corso si chiuderà con almeno 60 milioni di arrivi e 120 milioni di presenze che mancheranno all’appello rispetto al 2019 e 13 milioni in meno di viaggi degli italiani all’estero, senza contare le disdette degli ultimi giorni. In questa situazione “è evidente che il Governo deve adottare misure sugli ammortizzatori sociali, senza aggravi di costo per le imprese, e sull’accesso al credito, ma anche interventi fiscali e di contributi a fondo perduto parametrati alle perdite subite - ha dichiarato il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli -. La crisi Covid sta impattando sempre di più sull’intera filiera turistica con migliaia di imprese che rischiano realmente la chiusura soprattutto alberghi, tour operator e agenzie di viaggi. Le risorse messe in campo finora dal Governo non sono sufficienti, sono necessari e urgenti più sostegni, la proroga della cassa integrazione e adeguate moratorie fiscali. Non è pensabile un’economia italiana senza il traino fondamentale del turismo”.
A Sangalli fa eco Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi: “Le feste si stanno rivelando molto difficili per il settore alberghiero, tra disdette e mancate prenotazioni. Ma il vero problema saranno i primi tre mesi dell’anno nuovo”.
Le differenze rispetto al passato
In verità la situazione si presenta molto diversa da quella di un anno fa: ci sono i vaccini e i tassi di ospedalizzazione e decessi sono molto più bassi. Ma la variante Omicron sta incidendo sul numero dei positivi al virus, in larghissima parte asintomatici e gli isolati sono tantissimi.
A pagare il prezzo più alto, ancora una volta il turismo.
Come riportato da Huffington Post, quest’anno si prevedevano dieci milioni di italiani pronti a trascorrere le vacanze lontano dalla propria residenza per una spesa totale di 4,1 miliardi. Ma le disdette si moltiplicano. Il sito Flightaware ad esempio rileva che fra la vigilia e Santo Stefano, in tutto il mondo, sono stati annullati oltre 8.000 voli.
I timori sul 2022
E i timori più grandi, festività a parte, riguardano l’inizio del 2022. Non solo per macro realtà come quella dei dipendenti di Air Italy che senza il rinnovo della Cig in scadenza a fine anno vedono allungarsi lo spettro dei licenziamenti, ma anche per tutti gli altri soggetti che lavorano nel turismo, da agenti di viaggi, ad albergatori, da tour operator a guide turistiche. In attesa di una ripresa continuativa e stabile della macchina turistica, tutti si appellano a Draghi per partire nel 2022 con il piede giusto. Ma l’intervento in merito a sostegni, moratorie fiscali e Cig deve essere immediato e sostanzioso.
"Se il Governo dovrà intervenire – avverte però Sangalli -, sarà costretto ad aumentare l’indebitamento per il 2022. E con un peggioramento di Pil e debito pubblico, cioè i due principali rapporti di finanza pubblica, si preannuncia una situazione molto complicata per l’Italia non solo per il nuovo anno, ma anche per quelli a venire”.