Assoturismo Confesercenti fa il punto sulla situazione, ancora condizionata da caro-energia e tensioni internazionali. Nel primo trimestre di quest’anno si prevedono 12,1 milioni di arrivi turistici, e 41 milioni di pernottamenti, ancora circa 16 milioni in meno (-28%) rispetto allo stesso periodo del 2019.
“Eravamo convinti che nel 2022, superata la fase critica, si potesse rilanciare il turismo ritornando almeno ai livelli pre-covid - commenta Vittorio Messina, presidente di Assoturismo Confesercenti -. Purtroppo, le tensioni internazionali pesano sulla ripresa della domanda straniera, e la stangata su carburanti, luce e gas su quella italiana. Anche le prospettive per Pasqua e primavera non sono delle migliori, con numerose disdette per aprile e maggio. Bollette e preoccupazione per la guerra rischiano di condizionare i viaggiatori più del rischio pandemia, che ormai fa meno paura. È quindi ancora necessario sostenere il comparto: subito con promozioni, grandi eventi e misure per il lavoro; sul medio-periodo con investimenti in digitalizzazione ed ecosostenibilità per modernizzare il sistema ricettivo e intercettare nuove tendenze di consumo. Gli operatori della filiera turistica hanno già dato testimonianza della loro capacità di resilienza: ora sta al Governo fare il possibile per sostenere questa parte fondamentale per il Pil e per l’occupazione del Paese”.
In dettaglio, nonostante la crescita rispetto ai primi tre mesi del 2021, il differenziale con i livelli pre-pandemia resta significativo. A pesare è soprattutto l’affievolirsi della ripresa degli stranieri: nei primi tre mesi dell’anno i pernottamenti di italiani si sono assestati sul -18% rispetto al pre-covid, quelli dei turisti esteri sul -38%, circa 10 milioni in meno.
L’incidenza del caro-carburante si è fatta sentire anche sul turismo domestico: in marzo il 37% degli italiani ha ridotto gli spostamenti con mezzo privato per fronteggiare gli aumenti.
Nei primi tre mesi del 2022 le località di interesse storico e artistico hanno intercettato circa il 34% del movimento complessivo, quota simile a quella della montagna. Il 10% circa ha scelto la costa, mentre il 4,3% campagna e collina. Nel confronto con il 2019 continuano le difficoltà per città d’arte (-39% di presenze sotto i livelli pre-pandemia), costa (-24%) e montagna (-21%), che ha scontato la mancanza di neve. Resistono invece meglio campagna e collina (-9%), dove il turismo italiano è predominante.