Assicurazioni
ed AI: rischi
e opportunità

Un valore aggiunto che potrebbe toccare gli 1,1 trilioni di dollari all’anno: questa la stima di McKinsey sul possibile contributo tecnologico dell’AI al settore assicurativo globale. Attraverso quali impieghi, però, non esiste ancora accordo univoco per i principali esponenti delle compagnie italiane, ospiti a Milano del convegno ‘Gli ambiti di applicazione dell’AI nel settore assicurativo’.

“Per vocazione aziendale siamo portati ad abbracciare e adattare ogni innovazione alla nostra realtà - ha spiegato Erika Delmastro, cco Europe Assistance - e il primo ambito di integrazione dell’IA ha riguardato la ridefinizione dei flussi dei processi interni, in ottica di maggior efficienza. Siamo passati poi all’elaborazione end-to-end del prodotto, onde garantire assistenza digitale al cliente per le pratiche più prevedibili, riservando al nostro personale i casi più complessi”.

“Pur disponendo di una piattaforma oggi in grado di gestire 1200 polizze al giorno - ha osservato Christian Garrone, ceo I4T Insurance Travel - l’uso non controllato dell’AI rischia ancora di generare pericolose allucinazioni là dove i processi tendono a complicarsi. Siamo in realtà in una fase di evoluzione in cui la compagnia deve limitare la sperimentazione a campi interni specifici, evitando di esporsi alle rivalse del cliente”.

Altri impieghi

Gestione del portafoglio polizze e sinistri sono invece i due ambiti privilegiati da Nobis. “L’AI sta dando prova di ottime capacità di riconoscimento degli argomenti e dei contatti inerenti la messaggistica - ha confermato Rossella Rossi, responsabile marketing e comunicazione Nobis -, ma anche nella classificazione dei casi assicurativi, benché alcuni errori in materia possano essere commessi pure dall’uomo e siano perciò migliorabili ricorrendo a reciproche forme di controllo”. “Le telefonate guidate di riconoscimento del prodotto rappresentano una risorsa di sgravio notevole dei tempi - ha aggiunto Massimiliano Masaracchia, direttore del broker Spencer & Carter -, ma il supporto digitale dell’AI, almeno ad oggi, funziona bene se resta nei limiti dell’educazione cui è sottoposta”.

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