È previsto per il 9 gennaio il vertice con i sindacati a proposito degli esuberi di Alitalia, che, secondo fonti sindacali, sarebbero 1.500, anche se i soci italiani hanno detto ieri sera che il numero giusto sfiora quota 4.000.
I tagli riguarderebbero sia personale di terra (600-700), sia i piloti (100-150) e tutte le strutture della compagnia. Se però i dipendenti dovessero accettare tagli cospicui a stipendi e premi di produttività, il numeri degli esuberi potrebbe scendere drasticamente.
L'obiettivo è di arrivare a risparmi per 300 milioni l'anno, come prevede l’accordo tra i vertici aziendali e le banche azioniste, raggiunto dopo un lungo confronto.
Intesa Sanpaolo e UniCredit, impegnate finanziariamente con la compagnia aerea di cui Etihad Airways detiene il 49% delle quote, sembrano aver accettato la conversione in azioni dei propri crediti aperti nei confronti del vettore.
Il ruolo del Governo
La conferma, secondo quanto riporta Milano Finanza, è arrivata da parte del ministro alle Infrastrutture e ai Trasporti Graziano Delrio: il ministro ha parlato del ruolo del Governo nell’ambito della trattativa, non nascondendo però che sussistono problematiche di ordine strutturale tuttora da sciogliere.
La condizione imposta dagli istituti di credito prevede in ogni caso che il piano industriale venga rielaborato in tempi rapidi, con una drastica riduzione dei costi da avviare nei prossimi 60 giorni e novità che riguardino anche la governance della compagnia.
Il destino di James Hogan
Nei giorni scorsi, inoltre, sono circolate indiscrezioni riguardo alla possibilità che James Hogan, numero uno di Etihad e vicepresidente di Alitalia potesse lasciare la guida del vettore emiratino entro poco tempo: ora la conferma sembra essere arrivata. Stando a quanto riporta il portale specializzato AvioNews, che cita fonti provenienti dal Golfo, Hogan infatti avrebbe già abbandonato tutte le cariche ricoperte all’interno dell’aerolinea di Abu Dhabi, inclusa ovviamente quella di vicepresidente di Alitalia.