Un primo semestre 2017 con l’ebitda in pareggio. Il traguardo che si preparano a tagliare i tre commissari Alitalia non è da poco, considerando che solo qualche mese sono alla guida della compagnia. Stefano Paleari, membro della triade che sta traghettando il vettore verso una nuova proprietà, ne è consapevole e, sulle colonne di un’ampia intervista pubblicata da Il Sole 24 Ore, elenca i risultati ottenuti sostanzialmente nel corso di un’estate.
Primo tra tutti, come già detto, il pareggio dell’ebitda. Ma non solo: la società, secondo le stime, affronterà il 2018 “con una dotazione finanziaria di 800 milioni di euro”, precisa Paleari. E ancora: ricavi in rialzo dell’1% e tagli dei costi operativi per 130 milioni su base annua. Gli interventi, inoltre, hanno riguardato anche il personale, con la riduzione dei livelli manageriali, passar da 15 a 9.
I costi esterni
Ma, per risollevare definitivamente le sorti di Alitalia, secondo Palerai non basta intervenire sul fronte interno. “I costi esterni che gravano su Alitalia sono un problema serio”, sostiene.
Un esempio? I 7,5 milioni di euro l’anno versati all’amministrazione di Roma Capitale; i 5,5 milioni pagati per la cosiddetta ‘tassa sul rumore’; e i 200 milioni di euro che ogni anno passano dalle casse di Alitalia a quelle dell’aeroporto di Fiumicino. “Costi crescenti pur restando a parità di servizio”, sottolinea Paleari.
La concorrenza dell’alta velocità
Uno scenario su cui si innesta la serratissima concorrenza tra aereo e alta velocità. E, a questo proposito, Paleari lascia parlare i numeri: “un operatore dell’alta velocità versa circa 10 euro a biglietto allo Stato per ogni passeggero trasportato sulla rete nazionale. Una compagnia aerea ne paga nel complesso circa 40 per passeggero”. La soluzione? Per Paleari, è necessario mettere mano alle regole del settore dei trasporti; partendo proprio dalla competizione tra compagnie aeree e treni.