L’inverno andrà avanti con solo il 25 per cento della programmazione al massimo, ci saranno altri aerei che verranno messi e terra e gli A380 della flotta, quelli che avrebbero dovuto fare la differenza e la storia del trasporto aereo moderno, probabilmente non torneranno mai più in servizio per la Lufthansa che verrà.
La presentazione dei dati dei nove mesi del Gruppo tedesco hanno messo ancora una volta a nudo un quadro della situazione che appare ormai irreversibile, almeno per quanto riguarda il futuro prossimo. L’incidenza della pandemia è destinata a durare ancora a lungo e per il colosso tedesco non resta altro che mettersi al riparo, viaggiare con il motore al minimo se non in folle e aspettare tempi migliori.
La fiducia
"Siamo all'inizio di un inverno che sarà duro e impegnativo per il nostro settore – è l’analisi del ceo Carsten Spohr (nella foto), che però come sua abitudine continua a guardare avanti -. Siamo determinati a utilizzare l'inevitabile ristrutturazione per espandere ulteriormente il nostro relativo vantaggio competitivo. Aspiriamo a rimanere il principale gruppo aereo europeo dopo la fine del crisi”.
Quanto ai risultati, il fatturato di Lufthansa Group si è fermato poco sotto gli 11 miliardi di euro contro gli oltre 27 dell’anno prima mentre il risultato netto risulta negativo per oltre 5,5 miliardi, contro l’utile da un miliardo del 2019. Tranquillizza invece la disponibilità di cash, che al trenta settembre era superiore ai 10 miliardi. Ma la strada davanti è ancora lunga-