Si chiude una falla e se ne apre un’altra. Che il mondo degli affitti brevi avesse bisogno di una regolamentazione è fuori di dubbio: il settore negli ultimi anni ha visto una crescita quasi senza limiti, con conseguenze anche sul tessuto sociale delle destinazioni più gettonate. Ma sembra che mettere ordine in questo settore sia un’impresa titanica. Per il semplice fatto che il fiume in piena del web (comprensivo di portali di prenotazione, siti web e piattaforme social) ha dimostrato di essere difficilmente arginabile: ogni tentativo di incanalarlo sembra dare vita a decine di rigagnoli secondari che spesso rischiano di vanificare l’opera costata impegno e denaro.
L’ultimo caso arriva da Maiorca e viene raccontato da preferente.com: l’isola, che più di altre mete ha patito l’assalto del turismo fino a portare la popolazione stessa a scendere in piazza. Dopo la stretta sugli affitti brevi, infatti, le autorità locali hanno registrato un’impennata degli annunci di affitto pubblicati sui social network, in particolare Instagram e Tik Tok.
Insomma, il tentativo di imbrigliare il fenomeno degli affitti turistici si è scontrato contro la natura fluida del web, pronto ad adattarsi alle nuove condizioni.
Lo ha affermato senza mezzi termini il ministro del Turismo Marcial Rodríguez: “Sia i turisti che i proprietari immobiliari hanno sviluppato una grande capacità di sfuggire al nostro controllo”. Una dichiarazione che non ha bisogno di molti commenti.
E questo proprio mentre proprio la Spagna ha avviato una contesa con Booking.com che sta sorpassando i confini nazionali. E che, secondo alcuni rumors, potrebbe coinvolgere anche l’Italia.
L’associazione spagnola dei direttori d’albergo (AEDH) ha infatti avviato una class action riunendo oltre 400 hotel contro il celebre portale, portando sul banco degli imputati la famosa ‘parity rate’ (la clausola che impediva all’hotel di offrire tariffe più basse rispetto a quelle pubblicate su Booking.com, peraltro già considerata non conforme dalla Corte di Giustizia europea).
L’associazione spagnola ha già trovato una sponda Oltralpe, con gli studi legali Eskariam (Spagna) e Geradin Partners (Francia) che hanno stretto un’alleanza per questa causa. Ma, come sottolinea sempre il sito di informazione spagnolo, sarebbero in corso contatti anche con realtà del Portogallo e dell’Italia per creare una sorta di ‘fronte europeo’.
Al di là delle singole rivendicazioni, è impossibile non notare come la battaglia sul tema del web si stia muovendo su una molteplicità di fronti, aperti entrambi in uno dei Paesi che sta facendo maggiormente i conti con l’eccesso di turismo.
Ma non si può tralasciare il fatto che mentre da un lato si combatte sulle regole da applicare, il mondo degli utenti social ha già trovato il modo di eludere paletti e vincoli, di fatto rischiando di ricostruire la giungla che le varie regolamentazioni cercavano di aggirare.