Non se ne viene a capo. La Corte dei Conti ha rigettato il testo nel nuovo Statuto dell’Enit e il processo di riforma dell’agenzia subisce l’ennesimo intoppo.
Il controllo di legittimità da parte dell’organo costituzionale ha dato esito negativo su alcuni aspetti attuativi e sulle norme transitorie del ddl approvato alla fine dello scorso mese di marzo.
A questo punto nascono una serie di problematiche di natura sia politica che operativa.
Sul fronte politico era infatti noto che esistesse una divergenza tra il ministro Franceschini e il premier Renzi: il primo che grazie proprio a questo decreto cercava di trasformare l’Enit lasciandogli margini di indipendenza e di autonomia che, al contrario, sarebbero negati nella visione del Presidente del Consiglio, orientato verso l’accorpamento Enit-Ice con chiari intenti di centralizzazione delle iniziative promozionali, di revisione dell’organizzazione periferica e di contenimento della spesa.
Il rigetto del nuovo Statuto, fortemente voluto da Franceschini, chiude la porta – e questa volta sembra in modo definitivo – alle soluzioni intermedie e spiana la strada all’ipotesi renziana. Verso la quale, va detto, inneggiano tutti i dipendenti e i dirigenti dell’attuale Enit.
Saltano probabilmente anche le ipotesi del nuovo vertice dell’agenzia riformata, sul quale venivano dati per certi i nomi di Evelina Christillin (già presidente del Comitato Olimpico di Torino 2006 e attuale presidente del Museo Egizio di Torino) alla presidenza, dello stesso commissario straordinario, Cristiano Radaelli come amministratore delegato e di Claudio Mancini (già assessore al Turismo della Regione Lazio) come direttore generale.
Appare improbabile che nel nuovo scenario organizzativo possano essere conservati, se non questi nominativi, quanto meno le cariche a loro assegnate.
La situazione è dunque di pieno stallo e tutto lascia pensare che non si sblocchi prima di qualche mese.