Seicento milioni: è questa la cifra incassata con l’imposta di soggiorno che oltre mille Comuni italiani fanno pagare a chi arriva in visita da fuori. E oltre il 27% di questi soldi finiscono nelle casse della Capitale. Roma si piazza infatti al primo posto con 130 milioni seguita da Milano, Venezia e Firenze.
E il peso della prima classificata si fa sentire anche sul ranking regionale, nel quale è il Lazio a guidare con 135 milioni, seguito da Veneto e Lombardia.
Ma l’imposta non è estesa a livello nazionale su tutto il territorio e questo perché il Governo non ha mai adottato il regolamento quadro che avrebbe dovuto fissarne i principi generali. Il risultato è una situazione frammentaria e disomogenea: se a Roma una famiglia di tre persone paga, per due giorni di permanenza, 24 euro, nelle stesse condizioni a Venezia sborsa poco più di 17 euro.
E poi ci sono le piattaforme come Airbnb che solo in teoria hanno l’obbligo di riscuotere il denaro ma che nella pratica non lo fanno o lo fanno troppo poco. E se questa entrata dovrebbe servire a migliorare le condizioni e l’accoglienza del turista spesso per tappare i buchi dei bilanci comunali.