Mare Italia, croce e delizia dei tour operator. Sembra non avere fine la querelle che divide il mondo del turismo organizzato fra quanti ritengono che il 2022 possa rappresentare la grande opportunità di riscossa di un prodotto che ha tenuto anche nei mesi più difficili e chi invece pensa che le difficoltà e i nodi da affrontare restino comunque tanti e di difficile soluzione.
Lo spunto per parlarne è stato offerto dal recente sfogo di Massimo Diana, direttore commerciale di Ota Viaggi, che ha sottolineato come tuttora manchi personale a tutti i livelli perché si preferisce “Dare soldi alla gente per stare a casa e tassare chi invece produce”. Ma non è tutto, “il sistema è a rischio implosione, ma nessuno ne parla. Manca a oggi una compagnia aerea di riferimento sulla Sardegna, i prezzi stanno crescendo ma gli aumenti non possono certo essere ricaricati su un consumatore finale piegato da due anni di crisi. Come si fa a fare utile con queste premesse?”.
Lo sfogo di Diana non è isolato: l’amministratore delegato de I Grandi Viaggi, Corinne Clementi, non fa mistero di una situazione in bilico: “Siamo molto preoccupati dal rincaro dell’energia, che si è fatto sentire pesantemente nei nostri resort in montagna. Queste difficoltà si ripercuoteranno sicuramente anche sui resort al mare e non sarà certo possibile agire sulla leva prezzo: le persone sono propense a spendere meno e per di più si sono abituate a muoversi sui motori di ricerca per trovare il miglior prezzo, spesso bypassando l’intermediazione”.
Torna sul problema della mancanza di personale anche Manuela Miraudo, events & communication manager di Blu Hotels: “Anche quest’anno ci sono grandi difficoltà nel reperire personale qualificato, che abbia voglia di lavorare nelle strutture alberghiere” spiega la manager – fattore che genera indubbie difficoltà organizzative”.
Difficoltà ampliate dal prepotente ricorso alle prenotazioni sottodata, segnalato dal presidente di Aeroviaggi, Marcello Mangia: “La programmazione del mare Italia non è semplice; c’è grande difficoltà nel reperimento di personale qualificato e l’aumento dei costi porterà a un rincaro dei prezzi che nel 2023 potrebbe aggirarsi su un +10-15% . Rincaro che peserà soprattutto sulle prenotazioni della fascia media di clientela, già in difficoltà per la crisi economica e l’inflazione. Molto meno su quella altospendente. E in questo quadro, il trend a prenotare all'ultimo minuto genera un ulteriore fronte di incertezza”.