Non è solo una questione di carburante. O meglio, la scintilla parte da lì. Ma le ripercussioni arrivano su tutto il turismo. Nell’estate più importante del settore, quella che dovrebbe lasciarsi alle spalle le restrizioni di viaggio per aprire le porte di buona parte del mondo (conflitti permettendo), c’è uno spettro che incombe su tutto: quello dell’impennata dei prezzi.
Le prime avvisaglie sono già arrivate: i tour operator europei hanno lanciato l’allarme, con i prezzi dei pacchetti in crescita a causa i un maggiore costo dei seggiolini proprio in seguito al caro fuel. E in alcuni Paesi d’Europa, come la Spagna, le agenzie di viaggi già registrano un rallentamento delle vendite.
Negli States, intanto, le tariffe aeree dei voli nazionali registrano un aumento del 40% dall’inizio dell’anno. E nulla fa pensare che il trend non possa peggiorare.
Il prezzo, come è noto, è diventato una variabile fondamentale del viaggio. E notizie come queste fanno sollevare più di un sopracciglio.
Le ripercussioni sull’Italia
Legato al caro fuel c’è anche il caro energia. Un’accoppiata decisamente poco favorevole al Mare Italia: nella Penisola, infatti, le strutture dovranno fare i conti con bollette sempre più sostanziose che inevitabilmente andranno a ripercuotersi sul prezzo finale di un prodotto già noto per non essere economico.
Se poi si analizzano le isole, anche il caro carburante gioca un ruolo fondamentale, sia per gli spostamenti che per i rifornimenti.
Il caro prezzi sarà una prova difficile per il turismo in generale e potrebbe riscrivere molti degli equilibri sui cui il settore si è retto negli ultimi decenni.