La ripresa del turismo c’è e si vede. Quello che si vede meno, ma che è ben presente nelle menti di chi guida le aziende del comparto e non fa dormire sonni sereni, è che tutta questa ripresa dei flussi lasci nelle mani delle imprese poco o nulla, a conti fatti.
Colpevole, senza tanti giri di parole, il caro prezzi, che sta colpendo duramente sia i viaggiatori sia le aziende che cercano di farli viaggiare. Al momento, infatti, non c’è un solo elemento che potrebbe favorire l’abbassamento dei prezzi dei pacchetti turistici: exploit della domanda, riduzione dell'offerta, costo delle materie prime, difficoltà a reperire personale sono tutte componenti che spingono verso l’alto i costi del prodotto turistico.
La bolletta energetica delle strutture turistiche (alberghi, villaggi e resort) è fuori controllo: attività energivore per eccellenza, trovano poco sostegno dagli interventi per calmierare i costi. Ecco quindi che sono costretti a ritoccare verso l’alto le tariffe: per il solo Mare Italia l’osservatorio Jfc pubblicato nei giorni scorsi vede il settore dell’hospitality nel suo complesso alzare i prezzi in media del 9,2%.
Secondo Isnart il 65,5% delle imprese turistiche vede come principale problema dell'estate la definizione del prezzo del servizio offerto a fronte dell'aumento dei costi. Non tutto si può riversare sul cliente finale, certo, ma alla fine i conti devono quadrare.
Se a questo si aggiungono gli incrementi nei costi dei trasporti, con un fuel che minaccia aumenti e con tutto il settore energia che punta verso l’alto è evidente che chi si trova a costruire il pacchetto non può che aggiornare verso l’alto l’indicatore del prezzo. Pena, anche qui, i conti che non tornano.
L’altro lato della medaglia si rivolge al turista. A fronte di bollette salatissime (e il pieno alla pompa di benzina), i viaggiatori nel momento in cui dovranno scegliere la settimana supplementare o la vista mare avranno ben chiaro in mente l'importo stampato su quella lettera arrivata dal fornitore di energia elettrica o del gas.
Il rischio che i conti non tornino, alla fine dell’estate, si fa sempre più concreto.