È un fiume in piena Gian Marco Centinaio, mentre stringe finalmente in mano la delega al Turismo a lungo annunciata e a lungo attesa. E non si sottrae a nessuna domanda, rispondendo da uomo di turismo più che da politico, alle sollecitazioni che arrivano, anche con urgenza, dall’industria dei viaggi.
Dai contratti a termine “da rivedere subito” ad Alitalia “in cui metterò il naso” fino all’Enit, ai fondi per le ristrutturazioni alberghiere e al rapporto con le aziende, la road map di Centinaio scorre a gran velocità, con la furia di chi vuole entrare in azione.
“Io che arrivo dal turismo sento in maniera forte il senso di responsabilità dei colleghi tour operator, agenti di viaggi e albergatori che si attendono molto da me”.
I temi caldi
Lei prende la delega in piena stagione turistica, e mentre infuria la polemica sul Decreto dignità e sulle nuove regole per i contratti a termine. Cosa dice alle imprese del comparto?
“Sono cosciente del problema. Ho già parlato con il ministro Di Maio: nei prossimi giorni affronteremo la questione per trovare un correttivo. Io ho proposto di reintrodurre i voucher per il settore, modificati in modo che non se ne faccia un abuso, e mi sembra che su questo ci sia un’apertura”.
Le associazioni di categoria del turismo non hanno apprezzato…
“Lo so bene. A loro garantisco un rapporto di collaborazione: ho già previsto una serie di incontri soprattutto per ascoltare. Vorrei essere molto operativo e entrare in azione il più velocemente possibile, anche se i tempi per lo spostamento dal Mibac a qui sono quelli che sono”.
Le aziende incoming e outgoing
Tema risorse per le imprese: ha intenzione di confermare i tax credit ristrutturazione e digitalizzazione?
“La qualità degli alberghi è un asset fondamentale del turismo: non si può, mi permetta la battuta, promettere un 4 stelle e mettere il turista in un 4 stalle. Per questo ritengo che i fondi per le ristrutturazioni alberghiere siano fondamentali. Se poi si continuerà ad adottare il sistema del tax credit, ancora non lo so. Quello che è certo è che voglio se possibile potenziare le risorse disponibili”.
Finora abbiamo parlato di Italia: i t.o. outgoing possono fare riferimento sempre a lei?
“Assolutamente sì. Il turismo outgoing dà lavoro agli italiani tanto quanto l’inbound, dà reddito e ha bisogno di un punto di riferimento governativo. Parlate con me”.
Le linee guida
Lotta senza quartiere all’abusivismo, accordi con le Ota, revisione delle stelle degli hotel, collaborazione con le Regioni, perché “non voglio rubare il lavoro agli assessori regionali, ma essere di supporto, prendere spunto da chi ha fatto cose buone. Penso al Ministero del Turismo come una delega trasversale”.
Ma cosa c’entra, quindi, l’agricoltura con il turismo?
“L’idea è quella di creare una filiera del Made in Italy: i turisti che vengono in Italia lo fanno per il paesaggio, le città d’arte, il mare, ma anche per il cibo e l’enogastronomia. Tutto insieme costituisce un’esperienza emozionale, che si compone di quello che il viaggiatore vede ma anche di quello che assaggia. E magari tornato in patria andrà alla ricerca dei nostri prodotti originali e non delle cose contraffatte”.
Le prime cose da fare nella sua personale scaletta di lavoro?
“Voglio costruirmi una mappa di chi fa cosa alla direzione turismo (che verrà trasformata in una dipartimento, ndr), di chi fa cosa all’Enit e nel Ministero. L’obiettivo è quello di lavorare tanto e bene, affiancandomi persone competenti, prese perché capaci e non perché miei amici. Non mi interessano, sa, i tecnici da salotto”.
Allora, buon lavoro, ministro.
“Grazie. E mi chiamo Gian Marco, non ministro”.