Un 2022 complesso, che tuttavia dal punto di vista economico ha registrato una buona performance e un 2023 da monitorare con attenzione, ma con positivi auspici sul fronte della ripresa: l’analisi di Valerio De Molli, managing partner e amministratore delegato The European House Ambrosetti, presenta uno studio su trend e prospettive future.
“I fattori di crisi quest’anno erano molteplici - ha detto il manager durante la nuova edizione di BizTravel Forum -: pandemia, guerra in Ucraina, tensione inflattiva, incremento dei costi dell’energia, disruption delle catene di approvvigionamento”. Il dato di fatto è che “La ripresa economica del 2021 ha generato una forte pressione inflattiva, ulteriormente accelerata nel 2022. E in ottobre, l’inflazione continua ad accelerare (+11,8%) portandosi sui livelli del marzo 1984".
Proprio per fronteggiare la situazione, “La Federal Reserve ha avviato il più rapido ciclo di rialzo dei tassi degli ultimi 35 anni”. Conseguenza di questo è anche la svalutazione dell’euro rispetto al dollaro .
Fin qui, i dati. Ma De Molli sottolinea come “Il costo di materie prime e trasporti, aumentato in modo significativo, sia ora diminuito a causa del rallentamento della domanda".
Passando agli effetti del conflitto in atto, il prezzo del petrolio è aumentato di 4,2 volte tra aprile 2020 e settembre 2022, mentre il prezzo del gas naturale è lievitato addirittura di 6,3 volte da ottobre 2020 a ottobre 2022, con ripercussioni notevoli sulle bollette energetiche di famiglie e imprese.
“Va da sé che inflazione e rincaro dell’energia abbiano portato l’Imf a rivedere al ribasso il Pil italiano nel 2022, con una crescita stimata nel 3,2%. Meglio comunque di quanto non si preveda per Francia (2,5%) e Germania (1,5%)".
Le maggiori criticità per l’Italia sul fronte Pil riguardano però il 2023, quando secondo diversi istituti di riferimento la crescita dovrebbe fermarsi intorno allo 0,3-0,4%, mentre per l’Imf si passerà al meno 0,2%.
La crisi attuale si innesta in un contesto in cui il potere d’acquisto della famiglie italiane è in contrazione. “Ma se vogliamo tornare a crescere, bisogna tornare a spingere sui consumi, che incidono per il 60% circa sul Pil italiano”.
L’analisi di De Molli comunque è positiva: “Nel secondo trimestre del 2022 l’Italia è stata tra i Paesi europei a maggiore crescita rispetto al primo trimestre (+1,1%), e dal primo trimestre 2021 ha mostrato una dinamica migliore di Germania e Francia”. Anche i valori occupazionali sono in ripresa, ormai vicini ai livelli pre-pandemia anche grazie all’apporto del comparto turistico”.
In conclusione, il manager è ottimista sulla chiusura del 2022: “L’Italia sta riacquistando attrattività sui mercati internazionali in termini di investimenti dall’estero, con una forte la ripresa degli scambi turistici a seguito della crisi pandemica". Secondo lo studio di Ambrosetti, metà degli imprenditori starebbe valutandodi di riportare in Italia alcune fasi della filiera produttiva e anche il debito pubblico sarebbe destinato a calare nei prossimi anni.
Tutti elementi che portano De Molli a concludere che le prospettive sono positive, ma che “è il momento di rischiare" e tornare a investire.
Da sinistra, Damiano Sabatino, Valerio De Molli, Luca Patanè, Pietro Diamantini.