Ryanair: il grande gioco di prestigio

Un'atmosfera soffusa. Una musica rilassante. Una voce armoniosa e sommessa di sottofondo. Alzi la mano chi penserebbe di associare tutto questo a Ryanair. Probabilmente nessuno.

Eppure, è proprio in questo modo che la compagnia si presenta al pubblico tramite i nuovi spot che da qualche giorno hanno invaso le televisioni italiane e non solo.

Altro che relax e ambientazione soft. La low cost è sinonimo di abiti indossati a strati per sottrarre preziosi ettogrammi al bagaglio (con relativa ansia al check-in), di corse a perdifiato per accaparrarsi i sedili, di procedure d'acquisto macchinose.

Allergici alla customer care, scorbutici per vocazione ma sempre geniali sotto il profilo del marketing, questa volta gli irlandesi hanno superato loro stessi.

Il new deal di Ryanair è iniziato e i nuovi spot (o meglio GLI spot, dal momento che si tratta della prima iniziativa di questo tipo per la società di Michael O'Leary) sono lì a chiarirlo. Ma nei filmati da 30 secondi il vettore non vuole solo far capire al cliente tutti i vantaggi di prenotare con Ryanair. Anche perché sarebbe risultata una delle tante pubblicità-fotocopia di cui ormai il mondo del trasporto aereo è pieno.

Ryanair no. Non può mescolarsi alla folla. E fa molto di più. In pochi istanti fa capire che la 'vecchia' compagnia non esiste più. Ricorda le corse per il posto, il secondo bagaglio a mano pagato a peso d'oro, le procedure di prenotazione laboriose: poi le smentisce, facendo capire che la nuova compagnia è tutt'altra cosa. Insomma, ammette l'atteggiamento 'sopra le righe' del passato proprio per smantellarlo.

Certo, un riferimento ai biglietti acquistabili in agenzia (grazie all'accordo con Travelport) non avrebbe fatto male alla distribuzione. Ma un passo alla volta: a sentire gli adv, Ryanair ha iniziato a rispondere alle domande inviate dai dettaglianti. Che è già una bella rivoluzione.

Si può non amarla. Si può criticarla (e sotto più di un aspetto). Si può anche detestarla. Ma non si può non notare come, ancora una volta, sia riuscita nel gioco di prestigo di trasformare i difetti in vantaggi.

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