Il commento del direttore
Remo Vangelista
“È una rivoluzione, appena iniziata, ma che cambierà completamente il modello di business dei nostri alberghi”. Non usa mezzi termini Gabriele Gneri, managing director di Hotelsdoctors, a latere del convegno sull’ospitalità rigenerativa.
Un termine complesso, che sta ad indicare il ruolo diverso che in futuro dovrà assumere la ricettività alberghiera in rapporto al concetto di sostenibilità.
L’ospitalità rigenerativa non è quindi altro che un modello più ambizioso e inclusivo di sostenibilità, che negli ultimi anni ha già subito una profonda evoluzione. “La sostenibilità come è stata intesa fino ad oggi nel sistema alberghiero è, in un certo senso, fallita, perché è diventata solo normativa e sembra interessare solo la parte building”, ha aggiunto Alessandro Inversini, professore all’università di Losanna. Secondo lui, infatti, il limite attuale della sostenibilità è che mira solo a ridurre e mitigare il danno sociale o ambientale che genera la nostra attività.
L’ospitalità rigenerativa punta invece a creare un impatto positivo, tangibile, non solo sull’ambiente ma soprattutto sulle comunità e sugli ecosistemi locali. Sono ancora pochi gli esempi concreti realizzati. Ce ne sono in Giamaica, dove un resort ha contribuito a far nascere una società locale di fornitura di acqua in bottiglia. Non si tratta di azioni ‘caritatevoli’, bensì di progetti su cui investire, integrati nel proprio progetto di business. “In un mondo sempre più attento al sociale, questo tipo di scelte aumentano la reputazione del nostro progetto alberghiero e gli danno unicità e valore” ha aggiunto Inversini. Ad oggi è una progettualità che sembra interessare soprattutto strutture alberghiere periferiche, con 30 o 40 posti letto, del segmento lusso ma “nel futuro interesserà tutte le nostre strutture”.