Il commento del direttore
Remo Vangelista
È la hostess di terra più famosa del web. Ambra Garavaglia lavora in uno degli aeroporti di Milano (“magari non diciamo quale”) e da un paio di anni racconta su Twitter tutte le follie del genere umano alle prese con le partenze in aereo.
E lo fa con un brio e uno spirito tali da aver conquistato un pubblico multiforme, aumentato a dismisura dopo essere stata intervistata su Radio Deejay da Rudy Zerbi e dopo che il Trio Medusa ha parlato del suo profilo Twitter. Che è una vero contenitore di buonumore, costellato di dialoghi brevi, fulminanti e surreali.
Lei non sa chi è... mio fratello
Uno dei dialoghi più divertenti trasporta davanti al gate, con la classica coda che si forma al momento dell’imbarco.
“-Stiamo imbarcando solo le priorità. Ha qualche tessera oro?
-No. Ma mio fratello sì.
-Viaggia anche lui?
-No.
Ok.”
Imbarazzo senza motivo
Davanti al banco del check in, Ambra la hostess invita due persone ad avvicinarsi:
“-Se siete insieme venite pure insieme.
-Siamo insieme, cioè non proprio, nel senso, siamo amici.
Ok.”
La bancarella
C’è anche chi non capisce bene dove si trova:
“-Ha il Samsung Galaxy Note 7?
-No! Perché?
-È proibito su tutti i voli.
-Ah, pensavo iniziaste a vendere le cose al check in.
Ok.”
Ambra, come è iniziato tutto?
“Mi sono ispirata a cose già esistenti sul web – dice ridendo Ambra – e circa due anni fa ho iniziato a postare su Twitter, in forma di dialogo, le cose più assurde che mi succedono facendo il mio mestiere”.
Tu concludi i tuoi tweet sempre con la stessa parola, OK. Perché?
“È una constatazione sulla allegra follia del genere umano”.
Secondo te, come mai succedono tutte queste cose stravaganti in aeroporto?
“Credo in parte sia perché le persone sono disorientate, in parte perché alcuni hanno paura di volare e trasformano l’ansia in domande assurde. Il periodo più proficuo, in cui raccolgo le migliori chicche, è sicuramente l’estate, quando viaggiano persone che di solito non si muovono”.
Quindi, i business traveller sono più smaliziati?
“Veramente con loro il problema è diverso: viaggiano così tanto che spesso arrivano davanti al check in senza sapere per dove stanno partendo”.
L’innovazione tecnologica (check in online, carte d’imbarco sul cellulare) aiutano?
“Non molto, anzi, in alcuni casi disorientano ancora di più. Si sente il bisogno di un essere umano: è più rassicurante”.
Ti piace il tuo lavoro o a fine giornata odii tutti?
“(Ride) Devo ammettere che dopo una giornata passata magari con clienti aggressivi perché gli è stato cancellato il volo, non sono proprio felice. Ma allora c’è Twitter: lo uso quasi come un psicologo, mi aiuta a continuare a riderci su”.
Ma in aeroporto non ti dicono nulla per i tuoi tweet?
“Faccio sempre attenzione a non rendere riconoscibile nessuno, né le compagnie aeree né i passeggeri. Però devo dire che nessuno fra i miei capi mi ha mai fatto pressioni o contesta qualcosa”.
Qual è la cosa più assurda che ricordi?
“Forse la signora che mi ha chiesto di non farla sedere vicino al finestrino per paura che il vento le scompigliasse la piega appena fatta (ride). Ci è rimasta malissimo quando le ho spiegato che i finestrini degli aerei non si aprono”.