La guerra sugli slot: vettori nel mirino dell’Ue

I matrimoni costano. E quelli delle compagnie aeree non fanno eccezione. Non si parla ovviamente di pranzi e cerimonie, ma le fusioni dei cieli hanno sempre un prezzo da pagare, che di solito è rappresentato dagli ambitissimi slot.

Il via libera dell’Ue
Spesso, infatti, l’ostacolo più complesso che si trovano ad affrontare le compagnie aeree che si preparano a operazioni di acquisizione è rappresentato dal via libera dell’Unione europea, che deve dare il ‘semaforo verde’ ai merger. Convincere l’antitrust di Bruxelles non è sempre facile: l’Ue scava a fondo tra quote di mercato, rotte e soprattutto slot. E spesso, per ricevere l’agognato via libera, i vettori devono cedere diritti di volo, ovvero uno dei beni più preziosi che ci siano sul mercato dell’aviazione, proprio perché a disposizione limitata. Finiti gli slot, non se ne possono ‘produrre’ altri, come accadrebbe per i pezzi di ricambio. E questo li rende un asset particolarmente prezioso.

Comprensibile dunque come la sola idea che per ordine dell’Ue si liberino alcuni slot sul mercato accenda l’attenzione dei competitor. Che spesso appartengono alla categoria delle low cost, sempre meno relegate in aeroporti secondari e sempre più interessate a conquistare spazi in scali di primo piano. Gli stessi spazi che le legacy in procinto di fondersi sono costrette da Bruxelles a lasciare liberi.

L’iter dei vettori
Il copione è spesso simile: si può prendere esempio dal tortuoso cammino che dovrebbe portare Air Europa nelle braccia di Iag, ma lo scenario è pressoché identico per altre operazioni di questo tipo.

Il servizio completo, con l’analisi della situazione europea, è disponibile su TTG Magazine del 3 luglio, online sulla digital edition.

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