Il commento del direttore
Remo Vangelista
Milano resta la porta principale d'ingresso per chi decide di investire nel nostro Paese, ma deve saper rinnovare l’offerta per adattarsi a un mercato internazionale in continuo mutamento, oltre a riuscire a cogliere le sfide di un momento complesso tra pandemia, guerra in Ucraina e variabili economico-finanziarie fuori controllo, come l’inflazione galoppante. È quanto emerso dal convegno ‘Investire in Milano’ organizzato dal Sole 24 Ore, i cui relatori hanno evidenziato come il settore uffici resti il principale ambito di investimento; in questo settore Milano ha attirato il 65% del totale dei capitali impiegati.
I numeri dell'Italia
A livello generale nel terzo trimestre 2022 in Italia sono stati realizzati 3 miliardi di euro di investimenti non residenziali, 9,4 miliardi nei primi nove mesi: un volume pari a quello raggiunto in tutto il 2021.
Tra i nuovi must per gli investitori l’attenzione ai giovani, ai quali bisogna guardare quando si delineano riqualificazioni e nuovi sviluppi immobiliari. “Il futuro - ha detto, come riportato dal Sole 24 Ore, Nicolò Denaro di Prelios Sgr - ci imporrà di rimodulare gli spazi in maniera più fluida. Le esigenze sono cambiate e se oggi si parla tanto di smart working bisognerà invece definire un happyworking, dove il luogo di lavoro attirerà i dipendenti e consentirà loro di sentirsi in alcuni momenti come a casa e viceversa”.
Pubblico e privato devono collaborare
Altro tema fondamentale è il connubio tra pubblico e privato per la rigenerazione degli spazi urbani: “A Milano riqualificheremo Piazzale Loreto – ha sottolienato Carlo Masseroli, development & strategy directori di Nhood, gruppo che sta realizzando diversi centri commerciali - e l’investimento privato sarà un moltiplicatore per l’intera area”.
Intanto, ha concluso Roberto Nicosia di Colliers, i capitali internazionali continuano a guardare a Milano, anche se il 2023 sarà un anno di rallentamento.