Il commento del direttore
Remo Vangelista
"Il mondo sta affrontando una crisi economica e sanitaria senza precedenti e il turismo è stato colpito duramente”. Zurab Pololikashvili, segretario generale dell’Unwto, questa volta non si nasconde dietro roboanti proclami sulla capacità di resistenza del settore a ogni tipo di avversità.
Questa volta le sue parole delineano i contorni di una crisi profonda e sono suffragate da cifre inconfutabili.
Le rilevazioni del World Tourism Barometer dell’Unwto, relative al primo trimestre dell’anno, parlano infatti di un calo del 22% degli arrivi mondiali, con un meno 57% nel solo mese di marzo, dopo il lockdown adottato da molti Paesi e la chiusura di aeroporti e confini. In termini assoluti questa percentuale si traduce in una perdita di 67 milioni di arrivi internazionali e di circa 80 miliardi di dollari in entrate valutarie derivanti dal turismo.
Asia la più penalizzata
La macroarea più penalizzata nel primo trimestre dell’anno è stata l’Asia Pacifico, con un calo del 35% negli arrivi, mentre l’Europa ha registrato un meno 19%, le Americhe hanno avuto una diminuzione del 15%, l’Africa del 13% e il Medio Oriente dell’11%. In termini assoluti l’Asia e il Pacifico hanno perso 33 milioni di arrivi nel primo trimestre, seguiti dai 22 milioni di arrivi in meno in Europa.
Le tre ipotesi
Partendo da tali premesse, quali sono gli scenari che si prospettano? L’Unwto ne elenca tre, in base a quando verranno aperte gradualmente le frontiere dei Paesi. Ipotizzando un allentamento delle restrizioni ai viaggi all’inizio di luglio il calo degli arrivi a livello mondiale potrebbe essere, a fine anno, del 58%. Percentuale che salirebbe al 70% nella seconda ipotesi, quella di un’apertura delle frontiere all’inizio di settembre.
Se, poi, l’allentamento delle restrizioni avvenisse solo all’inizio di dicembre il crollo di arrivi potrebbe essere anche del 78%.
In questi scenari, l'impatto del crollo della domanda di viaggi internazionali potrebbe tradursi in una perdita di turisti oscillante tra 850 milioni e 1,1 miliardi, mentre sul fronte delle entrate valutarie le stime dell’Unwto parlano di un crollo di almeno 910 miliardi di dollari, con un totale di almeno 100 milioni di posti a rischio.
La crisi peggiore di sempre, spiega l’Unwto. Una crisi che coinvolgerà tutte le macroaree e dalla quale si potrà uscire, molto gradualmente, solo a partire dal prossimo anno, anche se i primi segnali di riresa potrebbero concretizzarsi già nell’ultimo trimestre del 2020.