Il commento del direttore
Remo Vangelista
Cinquanta hotel d’alta gamma, 8mila camere d’albergo e circa 1.300 proprietà residenziali su 22 isole e sei siti interni, su una superficie complessiva grande quanto tutto il Belgio. Sono questi i numeri di tutto rispetto del faraonico The Red Sea Project, il piano di sviluppo più grande sul territorio saudita gestito dall’araba The Red Sea Development Company – Trsdc.
Solo energie rinnovabili
Un piano che nemmeno la pandemia ha rallentato, dal momento che il gruppo ha appena firmato un contratto con il consorzio guidato da Aswa Power per trasformare la futura destinazione turistica di lusso nella prima della regione alimentata esclusivamente da energie rinnovabili.
L'intesa riguarda, tra l’altro, la costruzione di tre impianti di osmosi inversa con acqua di mare, progettati per fornire acqua potabile pulita, un centro di gestione dei rifiuti solidi e un innovativo impianto di trattamento delle acque reflue che dovrebbe consentire la gestione dei rifiuti in modo tale da migliorare l'ambiente.
“Si tratta – spiega John Pagano, ceo di Trsdc – di un momento cruciale per noi, che perseguiamo l’obiettivo di dar vita a un nuovo tipo di destinazione turistica in Arabia Saudita, in linea con la nostra Vision 2030”. Un progetto che si caratterizza come uno dei più ambiziosi e innovativi del pianeta. I primi quattro hotel, insieme all’aeroporto internazionale, saranno pronti entro la fine del 2022 e i restanti 12 della Fase Uno apriranno nel 2023, offrendo un totale di 3mila camere in cinque isole e due resort nell’entroterra.