Il commento del direttore
Remo Vangelista
Lo sente già parte dell’azienda. Cristian Gabriele (nella foto), direttore generale di Fruit Viaggi, voleva rilanciare il marchio InViaggi ed ora può finalmente farlo dopo l’acquisizione del brand attraverso il curatore fallimentare di Terni.
In questo incontro del Caffè con il direttore Gabriele traccia il sentiero di rinascita del tour operator umbro.
Cosa rappresenta per lei InViaggi?
Un marchio, un’azienda che ho sempre seguito con grande stima. Noi veniamo dal mondo della distribuzione e per questo la vecchia versione di InViaggi con Martellotti alla guida è sempre stato un punto di riferimento.
Si rischia di avere due brand villaggisti o per InViaggi avete immaginato altri percorsi?
Con questa acquisizione rispondiamo ad una domanda della clientela e per questo il ritorno di questo brand storico lo vedrà posizionato nell’area generalista. Avremo così due linee ben distinte con Fruit sempre nell’ambito dei villaggi.
Quando accenderà i motori InViaggi?
Sarà operativo dal prossimo autunno-inverno e presenteremo la nuova avventura a ottobre a Rimini durante TTG Travel Experience. Stiamo valutando la squadra ma arriverà presto un direttore commerciale. Intanto la sede ad Aversa è già pronta.
Su quali mercati intendete operare?
Senza dubbio partiremo dal Mar Rosso nell’inverno ’23 e poi arriveranno Canarie e Baleari. Come dicevo sarà un marchio generalista con una filosofia più attuale, non solo per la questione pricing. Vogliamo mettere in campo uno strumento per intercettare un certo tipo di clientela, quella che richiede la personalizzazione del prodotto.
Il business plan triennale cosa prevede per l’ex impresa di Terni?
A fine triennio (2025) contiamo di arrivare a un giro d’affari di 20 milioni di euro, mentre Fruit potrebbe toccare quota 40 milioni. La nostra è un’azienda che cresce in equilibrio e attenzione alla marginalità, senza mai forzare i ritmi di sviluppo.
Come s’immagina il mondo del tour operating tra qualche stagione?
Mi piacerebbe assistere, finalmente, a una fase di innovazione. La pandemia ha rallentato ulteriormente la nostra industria che in alcuni casi ragiona ancora sul prezzo da catalogo. Noi lavoriamo da anni sul prezzo dinamico e non credo che i consumatori siano ancora alla ricerca del prezzo da catalogo.