Il commento del direttore
Remo Vangelista
L’annuale indagine realizzata dall’associazione Startup Turismo sui trend del settore quest’anno può essere riassunta in una parola: consolidamento.
“Siamo entrati in nuovo ciclo - dice Karin Venneri, presidente associazione Startup Turismo - dove le startup del turismo stanno consolidando la loro struttura e il loro know how. Ora più che mai l’industria del turismo dovrebbe guardare alle startup entrando nel merito delle soluzioni proposte e cogliendo gli spunti di innovazione che possono anche portare a saving importanti. Dal canto loro le startup dovrebbero osare di più per internazionalizzarsi, sia proponendo all’estero le loro soluzioni sia ricercando nuovi investitori. L’ecosistema sta maturando: dopo una prima fase di test, le startup che non hanno futuro chiudono in tempi abbastanza brevi, mentre le startup più promettenti crescono in termini di fatturato e raccolgono più capitali. In questo modo si crea quindi un ecosistema più sano e proficuo per gli investitori”.
L’indagine mostra una decrescita generalizzata nella nascita di nuove startup, ma una migliore performance delle startup esistenti. Il consolidamento è confermato anche dai round di investimento. Lo scorso anno sono stati effettuati più round ma di valore inferiore rispetto a quest’anno nel quale le startup hanno già raccolto una cifra doppia rispetto allo scorso anno pur con la metà dei round.
La survey registra interessanti variazioni nella fonte dei finanziamenti: sono in crescita i fondi di investimento, ora il 40% di tutti i capitali raccolti dalle startup insieme ai business angels. Solo il 2% dei capitali raccolti proviene da incubatori / acceleratori, mentre il resto degli investimenti sono autofinanziamenti dei founder.
Infine i bandi nazionali, che privilegiano i bandi a sportello, di cui si dichiarano non soddisfatte ben il 57% delle startup. “La finanza pubblica è di vitale importanza ma i bandi a sportello rischiano di premiare chi è più veloce o più strutturato per rispondere ai documenti del bando e non necessariamente i più meritevoli - chiosa Venneri - mentre tra gli investitori istituzionali diamo atto a Cdp di aver iniziato un efficace processo di rilancio generale per il comparto”.
Nel 2021 il fatturato medio del 60% delle startup era meno di 50mila euro mentre per quest’anno il 42% delle startup stima un fatturato compreso tra 50mila e 250mila euro. Per il prossimo anno è previsto, inoltre, un aumento del 40% del fatturato complessivo delle startup.
Si conferma poi la forte polarizzazione nella distribuzione geografica: in Lombardia oltre un terzo delle startup italiane del travel (36%), seguita dal Lazio con 12% e al 9% da Toscana, Veneto e la Campania, outsider del Sud.
Solo il 28% delle startup sono attive in tutte le regioni italiane, mentre il 52% sono attive in massimo tre regioni, anche lontane tra loro. Per quanto riguarda l’internazionalizzazione, il 65% delle startup non ha alcun fatturato proveniente dall’estero, ma il 30% prevede di espandersi l’anno prossimo e il 26% entro i prossimi 3 anni.