Da Parigi all’Italia: Federalberghi attacca Airbnb e il sommerso

Mentre è in corso a Parigi la conferenza stampa della associazioni degli albergatori europei contro gli affitti brevi, il fronte italiano parte all’attacco con i primi dati relativi alla Penisola.

“Il sommerso nel turismo è giunto a livelli di guardia, che generano una minor sicurezza sociale e il dilagare indiscriminato dell’evasione fiscale e del lavoro in nero” dice Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi.

Nel centro del mirino, ovviamente, Airbnb, al quale Federalberghi ha dedicato un monitoraggio realizzato con la collaborazione della società Incipit Consulting.

Il portale di affitto camere mette in vendita in Italia, secondo i dati comunicati da Federalberghi, 178mila 870 strutture prevalentemente concentrate fra Roma, Milano, Firenze, Venezia e Palermo. “In barba alle leggi che obbligano il gestore di risiedere all’interno dei bed and breakfast – si legge nella nota diffusa da Federalberghi -, la stragrande maggioranza degli annunci presenti su Airbnb è riferita all’affitto dell’intera proprietà (72,5 per cento dei casi) ed è pubblicata da inserzionisti che gestiscono più di un alloggio (57 per cento).

Proprio quest’ultimo è un dato interessante: risulta, infatti, che ci siano alcuni host che mettono in affitto chi 527 alloggi, chi 420, di cui parte a Milano, parte a Roma e parte a Firenze. “Chi si nasconde dietro questi nomi amichevoli che gestiscono un patrimonio miliardario – si chiede Bocca -? Di certo non si tratta di persone che affittano una stanza del proprio appartamento per integrare il reddito familiare. Né può essere sottaciuta la responsabilità delle piattaforme online, che adottano una posizione pilatesca e fanno finta di non vedere il traffico sospetto che transita attraverso i propri canali”.

Federalberghi inoltre sottolinea il problema di evasione fiscale e di concorrenza sleale, che danneggia tanto le imprese turistiche tradizionali quanto coloro che gestiscono in modo corretto le nuove forme di accoglienza.

“A livello europeo -conclude Bocca- molti Paesi si stanno muovendo per sconfiggere le degenerazioni della sharing economy nel turismo. Tocca ora all’Italia dare un segnale importante, dettando regole ed istituendo controlli volti ad azzerare l’illegalità in uno dei settori tra i più importanti per l’economia del Paese”.

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