Il commento del direttore
Remo Vangelista
Una guerra tutta interna all'ecommerce. I vari lockdown più o meno stringenti hanno sicuramente dato una spinta alle prenotazioni online. E così la vendita diretta ha visto un netto incremento negli ultimi anni. Ma la vera sorpresa è che in realtà questo cambio di equilibri ha eroso quote non alle agenzie di viaggi, bensì alle grandi Ota che sembravano ormai destinate a una crescita inarrestabile.
I dati sono stati ripresi da preferente.com, che a sua volta cita le cifre di Cinco Días, il supplemento economico del noto giornale spagnolo El País. Le cifre, riferite al comparto alberghiero, sono chiare: le Ota negliu ultimi due anni hanno perso il 7% delle prenotazioni, mentre i canali diretti delle catene sono cresciuti dell'8%. Ma soprattutto a cambiare sono i pesi: nel 2019 le grandi agenzie di viaggi online rappresentavano il 38,1% delle vendite di camere alberghiere in Spagna, mentre i sistemi degli hotel arrivavano a un terzo scarso. Nel 2022 la classifica si è invertita: gli hotel sono saliti al 43,6%, mentre le Ota sono passate al 32%.
La concorrenza e le clausole
Il sito di informazione trade spagnolo precisa inoltre come altre in terra iberica il dibattito sulle condizioni contrattuali delle Ota e sulla famosa 'parity rate' sia stato molto serrato, con una concorrenza tra i diversi canali di vendita online.
In tutto questo, le agenzie di viaggi sembrano non aver perso quote, mantenendo le proprie percentuali di mercato. Lo spostamento verso la vendita diretta avrebbe dunque eroso quote solo ad altri operatori online. Un dato che farebbe pensare alla fine del 'travaso' di clienti dai canali fisici a quelli online: un fenomeno che aveva caratterizzato il decennio scorso ma che adesso sembra essersi fermato.