Il commento del direttore
Remo Vangelista
Sono solo tre i vettori che sulle tratte italiane hanno aumentato i posti nel periodo giugno-agosto 2022 rispetto a tre anni fa, e sono tutti e tre low cost. A segnalarlo Franco Gattinoni, presidente Fto, che si rifà ai dati elaborati dalla piattaforma spagnola di travel intelligence Mabrian Technologies.
I numeri non lasciano spazio a dubbi: quest’estate Ryanair ha aumentato i posti del 41% e Volotea del 33%, mentre Wizz Air è cresciuta addirittura a tripla cifra, registrando un più 525% di posti rispetto all’estate prepandemica del 2019.
Tra le compagnie in rosso spicca invece il -36% di posti offerti da Ita Airways, al suo primo anno di attività, rispetto alla vecchia Alitalia. Tra i 10 principali mercati per connessione diretta con l’Italia, invece, la variazione 2019-2022 è ancora negativa per tutti e quattro i maggiori Paesi (Germania a -27,6%, Regno Unito a -15,5, Francia a -5,8 e Spagna a -5,3%). Al contrario i collegamenti con la Grecia sono aumentati, in termini di capacità del 21,8%.
Il peso delle low cost
Cifre alla mano, quello delle compagnie low cost nel traffico italiano è dunque un peso che Gattinoni stesso definisce “straordinario e ancora crescente”, dovuto all’incremento dei voli e all’apertura di nuove tratte pure “in virtù - sottolinea il presidente Fto - del sostegno economico ricevuto dalle istituzioni locali”.
Tutto bene, dunque? Non proprio, dal momento che il risvolto negativo dell’exploit delle low cost c'è ed è, secondo Gattinoni, il fatto che “spesso questi operatori non garantiscono e non mantengono nel tempo la programmazione dei viaggi, elemento centrale su cui costruire un’offerta turistica con una adeguata pianificazione”.
I nodi da sciogliere
Un’incertezza che pesa sull’alta stagione e va ad aggiungersi ad altri fattori negativi: “Quest’estate – riflette Gattinoni - avremo ancora carenza di turisti stranieri rispetto al 2019; oltre all’assenza di turisti asiatici e russi, anche il mercato europeo rimane lontano dai livelli pre-Covid e ciò ha effetti negativi sulla spesa turistica. Tariffe aeree raddoppiate sull'anno precedente, disagi negli aeroporti, cancellazioni e scioperi completano il quadro non positivo circa la capacità di posti messa in campo dai vettori”.
In verità, conclude Gattinoni, quella che manca ancora al settore è una politica industriale “che sappia leggere i nuovi trend, la forte correlazione con il mercato del lavoro e dei trasporti, che sappia garantire che il valore dalla spesa turistica generata nel nostro Paese non rimanga solo marginalmente in Italia, a vantaggio di operatori stranieri che possono contare su una imposizione fiscale e contributiva ridotta, e non sempre rispettano integralmente le regole”. Temi cruciali, che Fto si augura vengano raccolti nei programmi elettorali dei vari partiti.