Il commento del direttore
Remo Vangelista
Tempi duri per i grandi costruttori dell’aviazione. Le consegne procedono a rilento, ai danni dei piani di espansione di major e low cost. E se Boeing stenta a uscire dalla crisi generata dalle numerose problematiche che hanno riguardato i B737 Max e i Dreamliner, la rivale europea Airbus, seppur se la passi meglio, fatica a risolvere le carenze dei motori Pratt & Whitney e a stare al passo con gli ordini. In questo scenario un nuovo rivale prova a insidiare i due big player. Si tratta della cinese Comac, ora intenzionata a ottenere la licenza per poter operare nel mercato europeo.
L’azienda del Dragone spera di poter rompere il duopolio occidentale, mettendo al più presto in commercio il suo C919, già utilizzato da Air China, China Eastern e China Southern Airlines. Ma il mercato occidentale è pronto ad acquistare gli aeromobili cinesi?
Negli scorsi mesi più voci autorevoli del trasporto aereo del Vecchio Continente hanno messo in dubbio la qualità e la sicurezza dei mezzi Comac. Uno su tutti il ceo di Lufthansa, Carsten Spohr, che ha semplicemente liquidato la possibilità di un ingresso nelle flotte del gruppo degli aerei Comac affermando che “considerati gli standard di sicurezza che abbiamo fissato nel Gruppo Lufthansa, non credo che sia un’ipotesi realistica per i prossimi anni”.
I dubbi principali riguardano le vere prestazioni offerte dai velivoli Comac, mai chiarite ufficialmente dal costruttore; e soprattutto la supply chain. Il mercato cinese non vanta l’esperienza pluridecennale dei competitor occidentali e il costo troppo a ribasso dei velivoli alimenta preoccupazioni sulla qualità dei componenti e sul controllo della catena di montaggio. Questioni su cui il mercato europeo, in particolare, vuole ancora indagare.