Il commento del direttore
Remo Vangelista
È una fotografia impietosa quella sul business travel del 2020 e del primo trimestre del 2021 effettuata da AirPlus. E se anche i primi segnali fanno capire che un’inversione di tendenza è in atto è pur chiaro che per il comparto uscire da questo lungo tunnel non sarà un’impresa semplice.
L’ultima edizione del business travel index parla chiaro attraverso i numeri: pochi voli e molto più brevi, prevalenza delle connessioni nazionali e, dato impressionante, solo il 10,3% dei viaggi ha avuto come meta una destinazione intercontinentale fra Americhe, Asia, Africa, Australia o Nuova Zelanda.
Ma non basta. “Nella seconda metà del 2019, infatti, i voli venivano prenotati, in media, con 23,5 giorni di anticipo rispetto alla data di partenza, mentre nel 2020 questo dato è sceso a soli 15,8 giorni – spiega AirPlus -. Anche la durata della permanenza fuori casa è cambiata, presumibilmente per l’obbligo di quarantena richiesto all’arrivo in molte destinazioni: chi ha effettuato una trasferta è rimasto lontano per una media di 9,2 giorni nella seconda metà del 2020, pur percorrendo distanze relativamente brevi, contro la media di 5,5 giorni del 2019”.
L'inversione
Questo per il 2020. Poi l’inizio di quest’anno ha iniziato a fornire le prime boccate d’ossigeno. Prima ripresa delle trasferte a lungo raggio e al tempo stesso, le aziende hanno iniziato a pianificare di più: l’anticipo di prenotazione si è attestato a 17,3 giorni dalla data di partenza, sempre a livello europeo. Meno bene l’Italia, in particolare per quest’ultima voce: solo 12,3 sono i giorni di anticipo della prenotazione rispetto alla partenza.