Il commento del direttore
Remo Vangelista
Qualche giorno fa era Atene. Oggi è Bruxelles Zaventem. Ryanair nell’ultima settimana sta facendo fuoco e fiamme, promettendo la chiusura di basi in Europa non su destinazioni di seconda fascia, ma sulle capitali degli Stati.
La chiusura della base di Atene era stata giustificata dalla mancanza di interesse da parte del governo greco a mantenere attivi i flussi turistici anche nella stagione invernale. Che, tradotto dalla lingua del vettore irlandese, vuole dire: non sovvenzionate le tratte e noi ce ne andiamo. Inoltre, la compagnia dell’arpa celtica ha aspramente criticato le tariffe troppo elevate applicate dal gestore aeroportuale di Atene e ha quindi deciso (o minacciato) di chiudere la base a partire dalla fine di ottobre.
Discorso diverso, almeno in parte, per quanto riguarda Bruxelles Zaventem: qui a scatenare l’ira del vettore e a portarlo alla decisione di chiudere la base, le richieste del sindacato dei piloti, che da tempo sono in trattativa con l’azienda. Ma, secondo il medesimo sindacato, alla base della decisione potrebbe esserci la tassa aerea federale. “Ryanair si oppone alla tassa per principio” dice il sindacato.
Secondo quanto riportato da Preferente, la chiusura della base di Zaventem sarebbe solo per l’inverno e la compagnia continuerebbe a servire la città dalla base di Charleroi.
Al di là dei motivi, è comunque interessante notare che in rapida successione il vettore irlandese sta chiudendo alcune basi per l’inverno, una strategia che certo gli permetterà un discreto risparmio.