Caro voli e compagnie:è ancora braccio di ferro

Tempo ancora decisamente perturbato sui cieli italiani. Il giro di incontri con i manager delle compagnie aeree che volano in Italia, che in questi giorni ha visto il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, incontrare vettori e associazioni aeroportuali, non ha del tutto sgombrato il campo dai nuvoloni di tempesta che hanno iniziato ad addensarsi all’indomani dell’approvazione del decreto Asset, nell’agosto scorso, che prevedeva un ‘tetto’ all’incremento delle tariffe aeree.

Nel corso degli incontri, secondo quanto riporta Il Messaggero, sono emerse alcune possibili modifiche che andrebbero ad ammorbidire il decreto in fase di conversione in Parlamento. Fra queste, la rassicurazione che la limitazione al 200% di incremento delle tariffe in alta stagione rispetto ai costi medi riguarderebbe solo le rotte su Sicilia e Sardegna e una rimodulazione dei casi in cui verrebbe limitata come ‘pratica commerciale scorretta’ la profilazione degli utenti.

Il tutto in attesa del tavolo del 19 settembre prossimo, che dovrebbe vedere coinvolti tutti i soggetti già sentiti in questi giorni per un lavoro sulla sostenibilità del settore aereo al Ministero della Imprese.

Gli irriducibili
Malgrado le aperture del Governo, alcuni vettori si sono arroccati su posizioni dure. È il caso di Ryanair, che non solo non ha mostrato nessun avvicinamento alle posizioni di Urso, ma ha già contrattaccato: è di ieri la notizia che la compagnia ha deciso di ridurre dell’8% l’operativo invernale ‘23 per la Sardegna proprio a seguito dell’introduzione del decreto Asset.

“Ryanair chiede al Governo italiano di ritirare il decreto che impone un tetto massimo ai prezzi – ha detto il chief commercial officer Jason McGuinness - . A seguito di questo decreto, Ryanair è stata costretta ad annunciare un operativo invernale ’23 ridotto per Cagliari (-6% rispetto a Winter ’22) e Alghero (-16% rispetto a Winter ’22) inclusa la cancellazione dei collegamenti nazionali con Trieste, Bari e Treviso e le riduzioni di frequenze su 6 rotte nazionali essenziali verso Roma, Milano (Bergamo e Malpensa), Catania, Napoli e Venezia, nonché Bruxelles Charleroi".

Non è ancora passata alle vie di fatto, ma ha lasciato trapelare tutto il suo disagio easyJet, che in una nota inviata a seguito dell’incontro con il ministro Urso ha sottolineato la propria ferma contrarietà agli indirizzi del decreto sul caro voli. La compagnia ha sottolineato che, se il contenuto del decreto venisse confermato, questo porterebbe certamente ad una riduzione della attrattività del mercato italiano per le compagnie aeree, quindi ad una riduzione dell’offerta e della connettività da e per gli aeroporti italiani e ad un inevitabile incremento dei prezzi.

“Il testo del decreto negli articoli di interesse inoltre contrasta con il principio di libertà tariffaria stabilito dalla normativa UE, principio che negli ultimi decenni ha portato enormi benefici ai consumatori di tutta Europa, rendendo i voli accessibili a sempre maggiori fasce di popolazione. Ogni limitazione di questa libertà avrebbe come conseguenza una riduzione dell’offerta di trasporto aereo e della concorrenza tra compagnie nel mercato italiano, con grave danno per i consumatori, ma anche per il turismo e l’economia del paese” dice il vettore.

I possibilisti
Diversa invece la reazione di Wizz Air, che al termine del suo incontro ha sottolineato come il ministro Urso abbia accolto l’impegno di Wizz Air nel voler garantire che i viaggi aerei rimangano accessibili a un vasto pubblico e ha evidenziato l'importanza di trovare un equilibrio tra l'accessibilità economica per i cittadini e il sostegno alla vitalità del settore aereo, chiarendo tutti gli aspetti relativi al decreto.

“Questo dialogo produttivo - si legge in una nota del vettore - rappresenta un passo significativo verso la creazione di un approccio collaborativo che affronti il duplice obiettivo di convenienza per gli utenti e di sostenibilità industriale nel settore”.

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