Il commento del direttore
Remo Vangelista
La divisione alberghiera di Alpitour svetta nell'hotellerie made in Italy per il fatturato di più nell'anno della pandemia. A rivelarlo è il ranking dei gruppi alberghieri italiani stilato da Pambianco sulla base dei dati raccolti dalle aziende nel 2020 e i bilanci depositati nel 2019 in Camera di Commercio.
Nonostante una perdita di introiti del 51% dovuta al Covid e alle conseguenti restrizioni ai viaggi, la divisione di Alpitour (che comprende Voihotels, Marsa Siclà, e società estere che gestiscono alberghi fuori dall’Italia) ha registrato un fatturato di 53 milioni di euro facendo un balzo in vetta e salendo così di due posizioni rispetto all’anno precedente.
Il secondo posto
Al secondo posto Hotelturist, gruppo che ha performato meglio lo scorso anno, guadagnando così due posizioni rispetto al 2019, con un fatturato di 52 milioni di euro e una regressione del 45%. Si tratta, precisa lo studio, della minore perdita di fatturato registrata dai 10 primi gruppi italiani dell’hotellerie, che mediamente nel 2020 oscillano tra -60% e -80% dei ricavi. “I motivi sono diversi e uno è legato al fatto che Hotelturist nel 2020 ha comprato alcune strutture, quindi si è ampliato il perimetro dell’attività. Un altro motivo è dovuto al fatto che la stagione invernale 2019-20 è andata molto bene per il gruppo titolare del brand Th Resorts, che è leader di mercato nel segmento montagna con una quota pari al 23% circa. A questo si aggiunge una buona performance nell’estate dell’anno scorso, grazie alle tante destinazioni marittime della società”.
I due fenomeni
Due i fenomeni individuati dallo studio. Il primo è che le società che hanno avuto i cali percentuali più alti di fatturato nel 2020 sono quelle con hotel in gran parte posizionati nelle città d’arte, che hanno subito i danni maggiori dalla pandemia, essendo destinazioni che vivono prevalentemente sul turismo internazionale, totalmente assente per il blocco delle frontiere. “Starhotels ad esempio – spiega l’indagine - ha un portfolio molto ampio nelle città d’arte e l’anno scorso, dopo un settembre promettente, ha richiuso la maggioranza degli alberghi in Italia e all’estero, lasciandone aperti alcuni tra cui, a Milano, il Rosa Grand, che anche durante il primo lockdown è sempre rimasto attivo per accogliere protezione civile, stampa e chi continuava a viaggiare. Fatto sta che Starhotels ha registrato un calo dell’80%, perdendo la leadership in termini di fatturato e scendendo in terza posizione. Il Gruppo Una, che nel 2019 era secondo nel ranking, scende al quarto posto con una flessione dei ricavi del 73% rispetto al 2019, passando da 128 milioni di euro a 34,5 milioni. L’arretramento riflette il crollo delle prenotazioni in seguito all’emergenza pandemica e la chiusura da parte di Gruppo Una di oltre la metà delle strutture nei periodi marzo-maggio e novembre-dicembre dell’anno scorso”.
Secondo fenomeno è che gli alberghi situati in destinazioni facilmente raggiungibili con la macchina hanno avuto la scorsa estate performance migliori rispetto a quelli raggiungibili solo con traghetto e aereo. “Questo perché la pandemia e la necessità di mantenere il distanziamento sociale hanno generato un turismo di prossimità. Le persone hanno preferito viaggiare con la propria macchina, evitando mezzi di trasporto affollati. Il trend della ‘vacanza sotto casa’ ha penalizzato ad esempio la Sardegna, dove ci sono stati ritardi anche nei collegamenti aerei e la stagione estiva è stata brevissima, 30 giorni effettivi. A questo si aggiunge il focolaio di contagi che è scoppiato nelle discoteche nella terza settimana di agosto, che ha portato a rientri anticipati e ha chiuso di fatto la stagione. Questi fattori hanno impattato, ad esempio, sui bilanci di Sardegna Resorts, società di Smeralda Holding che gestisce le attività alberghiere, e che ha frenato del 66% nel 2020, registrando un fatturato di 30 milioni di euro e perdendo un posto in classifica, dalla quinta posizione nel 2019 alla sesta nella top ten dell’anno scorso”.