Federalberghi, il nododegli affitti brevi: “Ecco perché il Ddl ci ha delusi”

"Apprezziamo la decisione di aprire ufficialmente il dibattito sulle locazioni turistiche, ma non possiamo nascondere la nostra delusione per il contenuti della proposta e riteniamo che ci sia molto da lavorare”.

Questo il commento a caldo di Federalberghi sul Ddl di regolamentazione degli affitti brevi, inviato dal Ministero del Turismo alle associazioni della categoria.

Un lungo cammino
Secondo la federazione è ancora lungo il cammino da fare “se - sottolinea - si vuole veramente giungere a una soluzione capace di incidere concretamente sul problema della concorrenza sleale e dell’abusivismo che inquinano il mercato”.

Uno dei punti più controversi del Ddl, secondo Federalberghi, è quello sul minimum stay, che il Ddl stabilisce a due notti. “Considerato che la permanenza media negli esercizi ricettivi italiani è di 3,3 notti - prosegue la nota della federazione - affermare che il soggiorno nelle locazioni turistiche non può essere inferiore a due notti suona come una presa in giro, in quanto significa che la nuova normativa si applicherà solo a una minima parte dei flussi turistici. Saranno, ad esempio, esclusi tutti i soggiorni per vacanza, a partire dai weekend, per di più solo in una minoranza di comuni”.

Il ruolo dei sindaci e le sanzioni
Altrettanto importante - secondo Federalberghi - è il ruolo da conferire ai sindaci, “ai quali – dice la nota - dev’essere restituita la facoltà di governare il territorio. Grandi e piccoli centri sono invasi da una marea di alloggi, che si nascondono dietro la foglia di fico del contratto di locazione e operano sul mercato alberghiero senza rispettarne le norme”.

Ultimo appunto quello sulle sanzioni: in base a quanto stabilito dal Ddl non esporre il Codice identificativo nazionale - Cin - per ogni annuncio costerà all’host, al gestore o alla piattaforma da 300 a 3000 euro, mentre il proprietario privo di Cin rischierà una sanzione da 500 a 5000 euro. A questo proposito Federalberghi fa notare che “si vuole che la norma produca effetti occorre prevedere un efficace sistema di controlli e di sanzioni, che di certo non si realizza immaginando che le multinazionali del web si lascino spaventare da una multa da tremila euro”.

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