Il commento del direttore
Remo Vangelista
Gli albergatori italiani ne sono consapevoli: il nodo della carenza di personale non può più definirsi un’emergenza, ma sta ormai diventando un problema strutturale, che si ripresenta puntuale a ogni inizio stagione. Una questione spinosa, che però gli imprenditori dell’hospitality affrontano, quest’anno, con qualche arma in più, grazie anche agli interventi governativi.
Interventi apprezzati ma che, secondo loro, non bastano. “La detassazione delle mance - osserva Emidio Pacini, ceo e founder di Pacini Group - ha dato un contributo positivo, aumentando il netto in busta paga per molti collaboratori. Servono, tuttavia, interventi più strutturali: incentivi fiscali per le imprese che investono in capitale umano, percorsi di formazione certificata e maggiore stabilità contrattuale”.
Formazione e compensi
Sui contratti mette l’accento anche Daniela Baldelli, direttore sales & marketing di Omnia Hotels: “Quelli di base dovrebbero essere più favorevoli - dice -, servirebbe inoltre un sistema di riforme legato alla formazione, con corsi specifici legati alle esigenze reali delle aziende”.
Anche gli imprenditori, però, sono chiamati a fare la loro parte: “Fondamentale - sottolinea Luca Boccato, a.d. HNH Hospitality - cercare di far crescere internamente le persone in un percorso di miglioramento delle competenze e monitorare costantemente la situazione. Noi, ad esempio, effettuiamo periodiche analisi sul clima aziendale, mentre sul fronte dei compensi abbiamo preso provvedimenti particolarmente graditi dal nostro staff, come ad esempio una maggiorazione ulteriore, rispetto al contratto nazionale, per chi lavora sei giorni su sette: l’abbiamo portata al più 20% per chi lavora la domenica e al più 10% per chi lo fa il sabato”.
Sulla formazione insiste anche Libero Muntoni, direttore generale di Delphina hotels & resorts: “Dobbiamo destinare sempre più risorse a questo aspetto - insiste -: solo grazie a un continuo aggiornamento i collaboratori crescono e sviluppano competenze di alto livello nell’ospitalità”. E Fabrizio Prete, a.d. Garibaldi Hotels, affronta la questione della continuità dell’impegno lavorativo: “Anche nel caso di gruppi con strutture in varie località - sostiene - non si possono spostare i dipendenti da un hotel all’altro per garantire loro un contratto non stagionale. Non sono mica pacchi! Bisogna invece dare loro continuità sulle singole location, in modo che possano organizzarsi, impostare un progetto di vita”.