Il commento del direttore
Remo Vangelista
Sono sempre più numerose le città che, seguendo l’esempio di Firenze che le ha addirittura vietate nel centro storico, stanno insorgendo contro le ‘keybox’ o ‘lockbox’, le scatole di plastica che contengono le chiavi per entrare negli appartamenti affittati online senza nemmeno doverne incontrare il proprietario.
Simbolo del mercato degli affitti brevi, a Firenze sono state coperte con cerotti rossi e la scritta “Salviamo Firenze per viverci”, mentre a Roma sono state nascoste con cappelli verdi alla Robin hood: “Sabotiamo il Giubileo dei ricchi”. Anche a Milano, come scrive il Corriere della Sera, sono segnalate da adesivi lilla e gialli e ai Navigli hanno dato il la a una protesta dei residenti al suono di “Questa città non è un albergo”.
Intanto, però, il mercato è in aumento e in Italia riguarda ormai oltre 600mila abitazioni: un fenomno certo poco amato dagli albergatori e contestato da residenti e movimenti per la casa, visto in molti casi come l’origine dell’overtourism.
Le cifre del fenomeno
Marco Celani, presidente Aigab - Associazione italiana gestori degli affitti brevi - sostiene tuttavia che le case non utilizzate in Italia sono 9,6 milioni (su 35 milioni): “Immobili che i proprietari preferiscono tenere vuoti per non incorrere nei disagi dell’affitto a lungo termine, almeno gli affitti brevi danno un valore alle case”.
Per il ministero del Turismo le strutture registrate in tutta Italia sono 559.450. L’Aigab ne conta 640mila, pari a circa 2,5 milioni di posti letto. Il 96% appartiene a singoli proprietari, mentre il 25% è gestito da operatori professionali, in tutto i gestori (non proprietari) stimati sono 30mila. Sono 600mila le famiglie per le quali affittare un abitazione per un brevissimo periodo si traduce in un’entrata integrativa, con una rendita media di 17mila euro l’anno nel 2023.
Da tempo i Comuni più coinvolti stanno cercando soluzioni per una gestione delle locazioni turistiche. Firenze ha fatto da capofila avendo provato a bloccare la nascita di nuovi b&b nell’area Unesco, un divieto fermato dal Tar. A Venezia un regolamento (finora mai applicato) limita la locazione a 120 giorni l’anno, mentre Roma sta lavorando a un pacchetto di norme su spazi, licenze e quartieri.