Il commento del direttore
Remo Vangelista
Un’Italia spaccata in due. Questo il quadro che emerge dall’analisi di Ref Ricerche sul fenomeno salito prepotentemente alla ribalta delle cronache: l’overtourism. Un fenomeno di cui oggi si parla quasi quotidianamente, a causa delle sempre più numerose manifestazioni di fastidio dei residenti nei confronti dei turisti come sta avvenendo in Spagna, soprattutto a Barcellona e Maiorca.
In realtà, però, la concentrazione dei flussi di visitatori in una piccola porzione delle mete della Penisola non è un fenomeno che parte oggi. Dati del 2019, riportati dal Corriere della Sera, ci dicono infatti che il 15% dei Comuni totalizza l’86% del totale delle presenze turistiche in Italia. Un eccesso di concentrazione che rischia di generare in un numero sempre più elevato di destinazioni un peggioramento della qualità della vita dei residenti.
Dicevamo che il nostro Paese è spaccato in due perché, secondo l’analisi di Ref Ricerche, se nelle città d’arte del Nord e del Centro la soluzione proposta per arginare queste tendenze negative si basa su meccanismi di contenimento dei flussi turistici in entrata, questa formula non è valida per il Mezzogiorno, in cui il turismo rappresenta la voce più importante nella struttura produttiva locale. In queste regioni, spiega il report, gli effetti di politiche disincentivanti del turismo di massa rischierebbero di ridurre le opportunità del territorio.
Per la parte meridionale della Penisola, dunque, il consiglio degli esperti per allentare la pressione dei flussi di visitatori, oltre al potenziamento dell’offerta, è quello di cercare di governare la domanda durante l’anno, mediante eventi o altre attrattive spalmate su più mesi. Insomma, la classica destagionalizzazione da sempre invocata da tutti, ma che ora si sta imponendo come una vera e propria necessità.