Overtourism:
’Gestire i flussi
spetta alla politica’

L’eccesso di turisti in tanti luoghi, da Barcellona a Venezia, non è una percezione dei residenti: la pressione è reale, ma bisogna imparare a gestirla in modo serio e sensato e il compito di farlo è della politica.

Jan Van Der Borg, docente all’Università Ca’ Foscari di Venezia e a Lovanio, non ha dubbi: “Invece di gestire - spiega in un’intervista ad Affari & Finanza di la Repubblica - la politica improvvisa con un’enfasi miope - anche del Governo italiano - sui flussi crescenti, che rischiano di provocare reazioni ed erodere le risorse turistiche”.

E introduce il concetto di capacità di carico: “Qualsiasi destinazione - dice - ha una soglia massima che si chiama capacità di carico, data dalla sintesi dei sistemi che offre ad abitanti, pendolari e turisti: trasporti, parcheggi, ristoranti, monumenti, spazi pubblici. Quando la domanda cresce troppo e uno di questi sistemi va in tilt nasce una conflittualità tra i locali e chi visita”.

Effetti negativi e positivi

In Italia, soprattutto al Sud, molte aree sono ancora in una condizione di ‘undertourism’, ma in altre il fenomeno è esploso in modo eclatante: “Venezia riceve 30 milioni di visitatori l’anno contro una capacità stimata di 19 milioni - sottolinea il professore -, città come Verona stanno incominciando a sperimentare l’effetto devastante sul centro storico e, con flussi previsti in crescita fino al 2030, questa condizione diventerà sempre più diffusa”. Con effetti negativi quali la crescita del costo della vita e l’impatto ambientale, che vanno bilanciati con quelli positivi sul lavoro e l’economia cittadina, ma solo fino a un certo punto: “Superata la capacità di carico - spiega il docente - l’effetto netto diventa negativo”.

Il ticket non basta

Il suo giudizio sul ticket a Venezia non è negativo - “nei musei si paga, penso che un contributo si possa chiedere anche a chi visita un centro storico” - anche se, spiega, “è una misura che è stata implementata male, con un sistema pieno di esenzioni e dagli alti costi di gestione. Il passo successivo è avere un sistema di prenotazione con dei limiti che tengano conto della capacità di carico e incentivino i visitatori a spostarsi dai periodi più frequentati a quelli più scarichi”.

Van Der Borg spezza poi una lancia a favore del settore degli affitti brevi, pur dicendo che va regolamentato meglio: “Il nesso tra affitti brevi e disagio abitativo o spopolamento dei centri storici - sostiene - è difficile da dimostrare. Venezia per esempio ha iniziato a spopolarsi negli anni ‘50, il turismo è un fenomeno accelerante. I bandi di Amsterdam o Barcellona mi sembrano politiche simboliche per placare lo scontento, che però non vanno al fondo del problema: in quasi nessuna città d Europa c è una politica seria per la casa”.

Qual è, dunque, la tattica giusta da adottare? “Per me - spiega il docente - è impostare una strategia basata sui locali come principali portatori di interesse e sulla qualità”. E spiega come indicatore della qualità non sia la spesa del turista, “bensì la sua sostenibilità, l’impronta che lascia, come si integra e contribuisce al sistema locale. Non il russo che spende in prosecco e borse, ma chi si muove in bici e visita la Biennale”.

Ti è piaciuta questa notizia?
Condividi questo articolo
Iscriviti a TTG Report, la nostra Newsletter quotidiana
Più lette
Oggi
Settimana