Toscana: bilancio
positivo, ma l’anno
inizia in salita

Grazie alla coda di fine anno, con il clima mite per tutto ottobre e novembre, il 2024 della Toscana si è chiuso con un aumento di presenze turistiche del 2,2%. In termini assoluti si sono superati i 46,8 milioni di pernottamenti e i 15,1 milioni di arrivi, con il predominio degli stranieri, i cui pernottamenti rappresentano ormai il 57% del totale (oltre 26,6 milioni). L’incremento più rilevante nel 2024 è stato registrato dagli alberghi (+2,4%), grazie ancora una volta alla spinta arrivata dai mercati internazionali, mentre le strutture extralberghiere hanno segnato +2,1%.

Le attese per il primo trimestre

Tutto bene, dunque? Non proprio: i primi segnali del 2025 invitano, infatti, a non abbassare la guardia. Secondo l’indagine a campione fatta dal Centro Studi Turistici (Cst) di Firenze per l’agenzia regionale Toscana Promozione Turistica, per il primo trimestre di quest’anno solo l’11% degli operatori toscani si aspetta un aumento dei flussi turistici. Il 65% prevede, invece, gli stessi volumi di attività dello scorso anno, mentre il 23% degli intervistati indica una diminuzione dei flussi.

Per queste festività, inoltre, il primo dato riguardante le prenotazioni segnala un calo di 1,9 punti percentuali rispetto a un anno fa. Oltre a restare debole la domanda interna, si è registrata anche una flessione di alcuni dei mercati esteri di riferimento (Belgio, Giappone, Spagna, Austria, Germania e Francia) e in generale un rallentamento della domanda internazionale.

“Iniziano ad avvertirsi gli effetti dell’incertezza che sta caratterizzando l’economia mondiale - ha commentato alle testate locali il presidente Eugenio Giani -, incertezza dovuta alla crisi della situazione geopolitica e ad un peggioramento delle principali economie europee. Nonostante questo la Toscana continua ad ottenere risultati più che soddisfacenti e ad attrarre visitatori da tutto il mondo. Le difficoltà della domanda interna permangono e a queste si affiancano segnali di debolezza di alcuni mercati esteri tradizionali, specie europei, compensati però da indicazioni positive provenienti da Paesi extraeuropei”.

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