Il commento del direttore
Remo Vangelista
C’è molta agitazione nel mondo del turismo invernale in vista dell’apertura della stagione 2020-2021 che rischia di essere ben più complicata rispetto alle speranze di solo qualche mese fa.
Si rincorrono, infatti, le voci che vedono in nuovo Dpcm atteso per il 3 dicembre prossimo non un allargamento delle maglie che possa permettere flussi turistici verso le destinazioni di vacanza invernali, ma al contrario un ulteriore irrigidimento che potrebbe interessare proprio lo sci e gli impianti di risalita.
Il danno, in caso di un blocco alla possibilità di praticare gli sport bianchi, sarebbe pesante: le stime parlano di un 70% di fatturato in meno con una perdita secca di 8,5 miliardi di euro.
Per scongiurare questo scenario, la Conferenza delle Regioni ha lanciato un appello al Governo, approvando approvato le linee guida per l’utilizzo degli impianti di risalita nelle stazioni e nei comprensori sciistici da parte di sciatori amatoriali.
“È un documento che inviamo al Governo come contributo propositivo per non compromettere la stagione sciistica e per non creare un danno irreversibile all’economia della montagna dei nostri territori - ha detto Giovanni Toti, nel suo ruolo di vicepresidente della Conferenza delle Regioni -. L’auspicio è che, come accaduto in precedenza, il Governo voglia condividere con le Regioni i necessari approfondimenti sul piano della collaborazione istituzionale nell’interesse dei cittadini, del tessuto socioeconomico del Paese, nel rispetto delle necessarie regole di prevenzione”.
La stessa presidente dell'Associazione Nazionale Esercenti Funiviari (Anef), Valeria Ghezzi, non si fa però molte illusioni: "Aprire per Natale? La vedo molto dura – dice - anche perché dobbiamo mettere in sicurezza le persone che sciano e garantire tranquillità nei soccorsi: impossibile con gli ospedali al collasso".