Il commento del direttore
Remo Vangelista
Come in un film già visto, l’uscita da una lunga crisi, da un periodo difficile come quello che stiamo attraversando, porta con sé la riapertura di un dibattito: caro carburante, mercato cambiato, costi della vita alle stelle metteranno con le spalle al muro il modello low cost come lo abbiamo conosciuto sinora? Saranno ancora possibili le tariffe ultra low fare da 9 se non 5 euro immesse sul mercato non più di un anno fa per stimolare la domanda?
A riaccendere la questione paradossalmente è stato proprio il paladino numero uno delle tariffe stracciate, quello che ha creato il business in Europa portandolo a livelli impensabili prima fino a diventare la compagnia numero uno del Vecchio Continente e tra le 5 più potenti al mondo: Michael O’Leary (nella foto) con la sua Ryanair. Il tema è stato affrontato nel corso di un’intervista rilasciata al Financial Times che nel giro di poche ore ha fatto il giro del globo. Il ceo del vettore irlandese è uscito allo scoperto dicendo che i costi dei biglietti sin qui applicati probabilmente non si vedranno più con il carburante a questi prezzi. Non solo. Secondo O’Leary questa situazione è destinata a durare a lungo e il mercato dovrà adeguarsi a un diverso scenario.
Le ipotesi di Ryanair
Quanto veramente inciderà sul prezzo dei biglietti? Il manager azzarda una cifra: se finora il prezzo medio in casa Ryanair era intorno ai 40 euro, mixando le superofferte e i biglietti a tariffa più alta, ora dovremo abituarci a una media più vicina ai 60 che ai 50 euro. Un costo che però, sempre secondo O’Leary, non dovrebbe bloccare la spinta a viaggiare per tutti in quanto considerato ancora ampiamente abbordabile. Ammettendo però una cosa: il vecchio modello non ci sarà più. Per sempre? Questo è ancora presto per dirlo.
L’analisi di Lazzerini
Senza guardare troppo avanti, il ceo di Ita Airways Fabio Lazzerini non solo conferma questa teoria, ma anzi si spinge oltre a parlare di qualcosa di già superato adesso spiegando meglio: “Il modello low cost non significa modello low fare – ha detto in un’intervista pubblicata da La Stampa -. Ci sono sì tariffe bassissime ma sono poche, le altre ormai si avvicinano a quelle delle compagnie aeree tradizionali”. Se poi aggiungiamo anche che da parte delle major c’è stato un avvicinamento al contrario ad alcuni capisaldi delle low cost, vedi alla voce ancillary, il divario sembra sempre più sottile.
Il dibattito comunque è destinato ad ampliarsi e si attendono ora le voci di altri ceo da sempre impegnati a difendere il proprio modello, vedasi Carsten Spohr per Lufthansa o Joszef Varadi per Wizz Air. E soprattutto si dovrà vedere quale sarà il reale responso del mercato.