Il commento del direttore
Remo Vangelista
“Il fallimento di Thomas Cook colpirà inevitabilmente il turismo egiziano”. Così Magdi Selim, ex numero due del ministero del turismo in Egitto in un’intervista a Al Monitor, riportata su La Stampa, traccia gli effetti del crac dell’operatore sulla destinazione. Una batosta per il settore, la più grave dalla rivoluzione del 2011, che rischia di rimettere in ginocchio un'industria che nel Paese rappresenta il 15% del Pil.
Gli effetti
E per quanto Selim dichiari che quanto successo all’azienda Uk avrà un impatto "temporaneo" sono già 25mila le prenotazioni cancellate per il 2020 e bisogna affrettarsi a "raccogliere l'eredità di Thomas Cook". Un'operazione già in parte iniziata dal tedesco Tui.
Dal 1869 il colosso britannico ha contribuito a portare il Paese alla ribalta del turismo internazionale, lanciando le crociere sul Nilo.
Le alternative
Il tramonto dell’era Cook impone al Paese di reinventarsi e puntare su nuovi prodotti. “La novità – spiega Selim – sono i charter culturali. Finora a Karnak e Luxor venivano i villeggianti da Hurghada, una giornata e via. Adesso ci sono i voli economici diretti dalla Germania, dalla Spagna, dal Regno Unito, aspettiamo che si muova l’Italia. Anche le navi da crociera avevano riacceso i motori, ma a sponsorizzarne con forza il ritorno in acqua era proprio Thomas Cook”.