Lo ‘sforzo ciclopico’ dei tour operator per far rientrare i viaggiatori italiani

Quarantotto voli charter partiti vuoti e rientrati con 12mila passeggeri, voli di linea che hanno permesso il rientro di altri 10mila connazionali: i numeri della task force operata in questi giorni dai tour operator aderenti ad Astoi Confindustria Viaggi sono impressionanti.

Un’operazione enorme
Si è trattato di uno “sforzo ciclopico”, come ha sottolineato all’Ansa il consigliere di Astoi, Pier Ezhaya. "Ci rendiamo perfettamente conto – ha detto Ezhaya all’Ansa - che questo è un momento  delicato e che il Governo si trova alla prese con un'emergenza senza precedenti e non vogliamo fare polemica. Ma ci ha infastidito che il ministero degli Esteri si sia un po' impossessato del tema del rientro degli italiani. E' stato enfatizzato l'invio di un aereo Alitalia alle Maldive che sta riportando gli italiani indietro ma la situazione è diversa: quello che ha fatto la nostra associazione è una cosa che non riesco nemmeno a descrivere come sforzo economico e logistico. Abbiamo riportato a casa 22 mila persone. Per dare un'idea dei costi dico che un singolo volo charter che parte dall'Italia vuoto può costare da un minimo di 50-70 mila euro fino a oltre 200 mila".

I turisti fai da te
Da non dimenticare poi che “Ci sono tantissimi italiani che non erano con dei tour operator e che si trovano abbandonati nel mondo; molti ci scrivono per chiedere aiuto e, quando possiamo e abbiamo posti sui charter, diamo loro una mano ma non sempre è possibile. Astoi movimenta 3 milioni di passeggeri in un anno, forse valeva la pena creare un tavolo di confronto con noi che muoviamo tutti questi turisti in modo organizzato, anche per aiutare quelli che invece sono in fai da te".

Troppe difficoltà
“Abbiamo avuto anche tante difficoltà con ambasciatori e consolati, non abbiamo avuto un supporto adeguato a parte alcuni singoli casi”.
Il lavoro di Astoi viene definito come “Ciclopico e tutto sembra fatto appositamente per renderlo ancora più complicato. I soci Astoi sono in grandissima difficoltà, non raccolgono ordini e si devono far carico dei rientri, l'allarme è forte".
Ci sono poi tutti i clienti ancora all’estero perché in quarantena o ricoverati nei diversi ospedali: "Ne abbiamo in India, in Egitto e in altri luoghi, finché sono lì non sappiamo come farli rientrare".

Misure urgenti
“Il turismo - chiude Ezhaya - non è una colpa”. Anche le ambasciate dovrebbero occuparsi di quanti sono partiti prima che scoppiasse l’allarme da coronavirus. “Chi ha prenotato con Astoi in qualche modo è stato riportato indietro da noi, abbiamo a cuore i nostri clienti, sono il nostro patrimonio ma ricordo anche tutti quelli in fai da te che sono chissà dove. Il mio pensiero da italiano e da uomo di turismo è che bisogna occuparsi anche di loro".

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