Le agenzie che vanno in crociera

Svelti e furbi. I crocieristi hanno adattato meglio di altri il loro business model.  

In questa epoca di pandemia hanno messo in soffitta il discorso del load factor spinto (la famosa quota 100%).  

Non c’erano molto strade percorribili, ma senza dubbio era necessario 'tenere in acqua' alcune unità per non perdere il brand e mantenere attiva quella parte di mercato che non ha mai deluso le attese.  

In questi anni di multicanalità le agenzie hanno sempre rappresentato lo zoccolo duro delle vendite, smentendo tutto e tutti.  
Navigando tra tanti operatori dalle molteplici visioni. Tra chi non smetteva di rimarcare la loro importanza (quasi come una cantilena) e chi invece viaggiava su tutti i segmenti. Perché oggi non si tratta più di nascondersi ma offrire a ogni segmento prodotto e prezzo giusto.  

L’importanza del settore è emersa anche nella lunga inchiesta che TTG Italia ha raccontato ieri attraverso le colonne del nostro magazine. Solcando tutto il Paese avanti e indietro per capire cosa fa di questo prodotto l’unico baluardo anche nei periodi più bui.
 
I dettaglianti sono stati capaci di spiegare bene perché la crociera rimane un prodotto da scaffale che piace a ogni fascia di clientela.  
L’appuntamento decisivo arriverà quest’estate con i villaggi del mare Italia che iniziano ad affacciarsi su piazza con prezzi in crescita e le crociere che restano ferme sul ponte di comando. Un match interessante.

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