Il commento del direttore
Remo Vangelista
Mancava all'appello ormai da 3 anni, ovvero da quel fatidico febbraio 2020 che ha cambiato per sempre il volto del turismo. Da allora il mondo del travel non ha ancora vissuto un inverno 'normale', dal momento che la stagione fredda era sempre stata il periodo privilegiato per le famigerate 'ondate' di Covid.
Ma quest'anno la situazione appare decisamente diversa e l'inverno turistico sempra pronto per tornare in pista. Tutto bene, dunque? Fino a un certo punto. Perché il settore dovrà comunque affrontare una serie di incognite.
Il traffico aereo
L'ultima alta stagione del settore dei trasporti è stata a dir poco critica (anche se, per una volta, l'Italia ha fatto eccezione in senso positivo). File ai controlli di sicurezza, aeroporti intasati e voli cancellati sono stati all'ordine del giorno. Ora il sistema aeroportuale europeo afferma che i problemi sono acqua passata e che Natale non proporrà lo stesso film di Ferragosto. Per verificarlo sarà sufficiente attendere poche settimane.
Il personale
Altro punto cruciale, questa volta soprattuto per l'Italia, il reperimento di personale stagionale. L'estate è stata complessa e l'inverno forse non sarà molto differente. Il problema, del resto, non si risolve con la bacchetta magica da un giorno all'altro. Ma bisogna dire che tutti, dalle catene alberghiere alle istituzioni, hanno ben chiara la questione e si sono riproposte di correre ai ripari.
Corsa al sottodata
Da questo punto di vista le cose sembrano anche migliorare. Gli ultimi due anni (complici le incertezze sulle regole per gli spostamenti) erano stati caratterizzati dalla prenotazioni sottodata. Ora la stretta sul last minute sembra un po' allentata. La speranza è che il trend prosegua.
Il nodo dei prezzi
Si tratta, in definitiva, del problema principale, non solo del turismo. Il caro energia picchia duro su tutti i comparti, alberghi e impianti di risalita in primis. Ma anche le compagnie fanno i conti con un fuel alle stelle. Ora bisogna vedere quali effetti avrà tutto questo sulle scelte dei consumatori, a loro volta alle prese con un'inflazione che non si vedeva da decenni.
La fame di viaggi
Qualcuno lo definiva 'revenge tourism': era il fenomeno che ha visto i viaggiatori disposti a tutto per visitare Paesi lontani dopo due anni di turismo 'proibito'. Il desiderio represso ha fatto scattare come una molla la domanda, che ha superato ogni previsione. La questione però ora è un'altra: dopo l'abbuffata del 2022 si assisterà alla stessa 'fame di viaggi' anche nel 2023? Qualcuno inizia a dire che gli animi si stanno raffreddando e il trend non proseguirà per molto. E forse il mercato dovrà nuovamente ritararsi.